Riempire il vuoto con il pieno

Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.

«La mattina del giorno di Pasqua sembra essere uguale a tutte le altre», dice il vescovo Domenico dalla Cattedrale di Rieti vuota, durante l’omelia della Messa del giorno di Pasqua.

«Si corre insieme, ma pur sempre in competizione. Il più giovane supera il più vecchio. Sembra un’istantanea del mondo: alla guerra segue la guerra fredda, alla prima guerra fredda segue la seconda guerra fredda. Così almeno ipotizzavano gli analisti all’inizio del fatidico 2020, descrivendo il tramonto del secolo americano e la possibile transizione al secolo cinese. Poi si è visto di tutto: dalla città di Whuan desertificata alle fosse comuni al largo del Bronx a New York. E per venire a noi: ai carri dell’esercito che trasportano i morti di notte. La corsa, insomma, è finita davanti…ad un sepolcro. Per fortuna, nel brano evangelico, il sepolcro è vuoto! In effetti, i 9 versetti della pagina giovannea non forniscono alcuna dimostrazione della resurrezione di Gesù dai morti. Registrano piuttosto la totale assenza di Gesù. Ma la buona notizia è proprio la sua mancanza. Il Vangelo dà una visione del vuoto dentro al sepolcro di morte, un vuoto pieno della sua assenza. Anche le piazze e le chiese vuote di questa Pasqua possono essere un presagio di qualcosa di diverso ed inaspettato».

Ma di che cosa?

Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. «Giovanni non entra. Perché chi ama fa a gara perché l’altro sia primo. Dietro questa scelta del più giovane rispetto al più vecchio c’è inscritto il modo con cui entrare nel nuovo mondo: cedere il passo, fare spazio all’altro, consentire a chi è più fragile di fare il primo passo. Solo così il mondo vuoto di oggi diventerà pieno di altro: se come Giovanni sapremo attendere l’altro, aspettare chi viene prima di noi, lasciare che i più deboli siano. Per questo si è pensato ad un Fondo anticrisi per aiutare le famiglie che faticano a camminare. Si chiamerà ‘Fondo santa Barbara’: chi vorrà potrà incrementarlo. Per ora ci sono 250.000 euro della Chiesa di Rieti e 250.000 della Fondazione Varrone».

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. «Giovanni vede senza una cosa. Come la bellezza senza scopo. Non è scritto cosa vide e, di conseguenza, manca la causa del suo credere. Crede perché non ha visto nulla assolutamente. Credendo vede l’invisibile presente. Questo è l’augurio pasquale: vedere anche noi l’invisibile per stare dentro questo momento di cui non si vede la fine, per vivere la gratitudine verso gli altri di cui avvertiamo la nostalgia, per sperimentare il senso ultimo della vita che è Cristo, crocifisso e risorto. Per poter gridare con la vita, come Giovanni e Pietro, a tutti: Sì, Cristo è risorto. È veramente risorto!»