Una «valle dei mille presepi» per riscoprire l’intuizione scomoda del Francesco di Rieti

Greccio e il suo presepe come antidoto al costante pericolo di «addomesticamento» che la figura di san Francesco rischia proprio in virtù del «consenso universale» di cui gode tra credenti e non credenti. È stato questo il punto centrale del breve discorso che il vescovo Domenico ha rivolto a quanti sono stati presenti al santuario di Greccio lo scorso 16 dicembre per l’inaugurazione del restauro dell’affresco del presepe.

Il rischio paventato da mons. Pompili è che, di fronte a una sorta di innamoramento collettivo, si finisca con il «tenerci a debita distanza da quello che è il “fuoco” di Francesco». Un meccanismo che per fortuna è costantemente disinnescato dai santuari della Valle Santa e dal loro essere «una memoria scomoda».

Il riferimento è innanzitutto al presepe, «che non è quello napoletano, con tutto il rispetto per il mix di arte e di cultura di quest’altra geniale invenzione», ma «un qualcosa di più essenziale». Di qui il compito di andare alla ricerca «dell’originale», della rappresentazione che aggiunge alla Natività solo il bue e l’asino. Così fece Francesco nel 1223, e non per una sua «passione animalista», ma perché secondo la tradizione dei padri della Chiesa essi rappresentano il popolo ebraico e quello pagano. Qui emerge il «pensiero scomodo» di Francesco: «In un tempo di forti contrapposizioni ideologiche e religiose, nel quale la Chiesa ufficiale armava gli eserciti per liberare la Terra Santa, il santo trasla in un luogo sconosciuto il centro della fede cristiana. Come a dire che non è più necessario andare a liberare i luoghi sacri, perché Dio si fa carne, si fa presente, in ogni uomo».

A partire da questa dimensione di fede il vescovo ha indicato un compito per tutti gli abitanti della Valle Santa: «Tutelare l’imprinting originario di Francesco». E con questo spirito don Domenico ha aperto il cammino che conduce alla “Valle dei mille presepi”, annunciando al pubblico un progetto in elaborazione già da diversi mesi e programmato per il Natale 2017, e cioè un percorso strutturato che, a partire da Greccio santuario e passando per Greccio paese, arrivi a Rieti, consentendo a tutti di fare «una profonda esperienza di quello che è il presepe secondo Francesco».

Nel «cronoprogramma che ci sta davanti – ha concluso mons. Pompili – non può che essere un ulteriore segno di rinascita».