Tre consigli spirituali dopo il rosario: «Riconoscersi fragili, non rinunciare alla ragione, ricordarsi del Signore»

Ieri sera, al termine della recita del rosario in diretta streaming dalla Cappella della Madonna del Popolo in Cattedrale, il vescovo Domenico ha tratto dalle vicende biografiche di san Francesco alcune indicazioni utili per vivere meglio i giorni difficili del coronavirus.

«San Francesco – ha notato mons Pompili – era di salute piuttosto gracile. Negli ultimi anni ebbe varie malattie, tra cui un tracoma, cioè una malattia infettiva molto contagiosa che colpisce gli occhi, peraltro subito dopo il viaggio in Egitto nel 1219. L’infermità gli impediva di muoversi liberamente e doveva essere accompagnato e custodito».

L’episodio citato dal vescovo proviene dagli scritti di Tommaso da Celano: «siccome quella malattia si aggravava di giorno in giorno e sembrava peggiorare per la mancanza di cure, infine, frate Elia, […] lo costrinse a non rifiutare i rimedi della medicina in nome del Figlio di Dio, che la creò» (Vita di san Francesco, IV, 98, FF 490).

I medici migliori erano quelli presso la Curia pontificia che in quel periodo si trovava a Rieti, accompagnando Onorio III, e fu proprio nella valle reatina che Francesco fu condotto per essere curato. «Il Poverello non si sottrasse alle arti di un medico famoso, anche se non ne ottenne grandi benefici», ha ricordato don Domenico: «Quando poi sul finire della vita, Francesco ebbe a sperimentare tutta la sua fragilità, volle trasfonderla in una preghiera, componendo il Cantico di frate sole».

Laudato sì, mi Signore, per quelli ke e sostengo infirmitate e tribulatione. Beati quelli ke’l sosterrano in pace, ka da Te Altissimo, sirano incoronati (FF236).

Tre gli spunti ricavati dal vescovo dall’episodio della malattia di Francesco e dalla sua maniera di sopportarla. Il primo: «Francesco che in gioventù aborriva ogni limite e spavaldo affrontava la vita, riconosce che proprio nella fragilità sta la manifestazione della verità. Quel che stiamo vivendo è un bagno di umiltà rispetto ai nostri deliri di onnipotenza».
Il secondo: «Francesco all’inizio è riluttante a farsi curare, ma poi accoglie il consiglio altrui e, confidando nel Signore, non disprezza la medicina in nome di un malinteso fideismo. La fede è indispensabile, ma senza rinunciare alla ragione».
Il terzo: «anche nelle tenebre più fitte vi è il Signore che illumina la notte, proprio come nella veglia pasquale. Il Cantico di frate sole altro non è che un cantico pasquale che coinvolge la stessa creazione. Prepariamoci a vivere la Pasqua: quest’anno non sarà possibile viverla in modo rituale. Ma solo in chiave esistenziale».