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Il sale dell’esistenza

L’impossibilità di stare vicino alle persone che sono state colpite dal virus ha aggiunto sofferenza a sofferenza, ma ha anche dimostrato che si vive del contatto con gli altri. «Le relazioni autentiche sono una forma potente di protezione di fronte alle minacce, e una possibilità di esprimere il meglio di sé», ha detto il vescovo ieri sera

…e il paradiso?

«Il paradiso non è un sogno, ma il compimento della creazione. Non a caso, la parola paradiso evoca il giardino delle origini in cui l’uomo vive in armonia con sé, con l’altro, con la natura e, naturalmente, con Dio». Una riflessione intorno a inferno e paradiso, «per intuire che con Dio nulla va perduto», al centro del pensiero del vescovo Domenico dopo il rosario di ieri

La domanda delle domande

«Che ne sarà di me al momento della morte? Che ne è della mia vita, della mia persona? E della storia del mondo? Ci sarà Dio che chiarirà tutto ciò che è accaduto? A queste domande non può dar seguito né la scienza, né la filosofia, ma soltanto la fede, di cui ascoltare la rivelazione», ha detto il vescovo Domenico durante la riflessione di ieri sera

Grazie alla fede degli altri

Nell’omelia di oggi, il vescovo Domenico si è soffermato sulla condizione di san Tommaso, che pretende di mettere le dita nelle ferite di Gesù, per credere alla sua Resurrezione: «È grazie alla fede, sempre fragile, della Chiesa “del primo e dell’ottavo giorno”, che possiamo essere detti beati, pur essendo quelli che non hanno visto e hanno creduto»

La forza della semplicità

«Il coronavirus ha cambiato i modelli, la televisione, il nostro modo di usare i social. Si invita ad amare le piccole cose, non più i paradisi lontani e artificiali. Ci vorrà del tempo, ma è importante dare continuità a questa sete di autenticità e di semplicità che serpeggia tra piccoli e grandi», ha detto ieri sera il vescovo Domenico