Le carte tra le macerie tornano alla luce

A quasi un anno da quando, il 18 ottobre 2016, il personale dell’Archivio di Stato di Rieti “invase” pacificamente la curia vescovile per depositare presso l’Archivio Storico Diocesano la prima tranche del materiale storico-documentario recuperato nelle parrocchie delle zone colpite dal sisma dello scorso 24 agosto, i due istituti tornano a incontrarsi e a collaborare per un’iniziativa bella e preziosa. Il prossimo 8 ottobre, alle 15.30, sarà infatti inaugurata, nella sede di via Canali dell’Archivio di Stato, una mostra documentaria dal titolo Le carte tra le macerie, che esporrà alcuni scampoli del nutrito patrimonio archivistico prelevato dai territori di Amatrice e Accumoli e messo in sicurezza a Rieti nel corso dell’ultimo anno. L’iniziativa, curata dal direttore dell’istituto reatino, Roberto Lorenzetti, e dal soprintendente archivistico per il Lazio, Mauro Tosti Croce, vedrà anche la partecipazione della diocesi, che metterà a disposizione all’incirca una trentina di pezzi selezionati all’interno dei numerosi fondi parrocchiali che ha attualmente in custodia.

Per la Chiesa di Rieti si tratta di un appuntamento importante e carico di significato per tanti motivi. Innanzitutto, esso rappresenta l’ennesimo tassello di una più vasta attività di collaborazione al lungo e tortuoso processo di ricostruzione non soltanto dei paesi distrutti dal sisma, ma anche dei cuori e della memoria delle popolazioni di quei luoghi incantevoli e sofferenti. Per alcune delle comunità più piccole del cratere, gli archivi parrocchiali costituiscono il più delle volte l’unico corpus di fonti storiche di una certa consistenza e il loro salvataggio può davvero servire la causa di una rinascita che – come scrive il vescovo Domenico nel testo che comparirà nel catalogo fotografico a corredo della mostra – «non va intesa come una pedissequa riproduzione dell’esistente, ma neanche può disattendere la storia del nostro territorio. Per giungere a ricreare l’autentico e non l’identico si richiede una conoscenza di prima mano di quella che è stata la vita culturale, sociale, economica e spirituale di Amatrice e di Accumoli».

Proprio per questo l’Archivio Storico Diocesano non si sta limitando, in queste settimane, all’opera di scelta delle unità archivistiche da destinare alla mostra e di approntamento delle relative schede. L’obiettivo parallelo che si sta perseguendo è quello di giungere al ricondizionamento complessivo dei fondi, al loro riordinamento e alla produzione di inventari che aiutino a districarsi fra le numerose buste (ben 38 faldoni per la sola parrocchia di Sant’Agostino in Amatrice). L’esigenza di poter dominare il materiale giunto dalle zone terremotate è maturata in primo luogo a livello amministrativo, giacché, fortunatamente, pur in mezzo alle difficoltà la vita nell’Amatriciano continua e si ha frequentemente bisogno di accedere ai registri dei sacramenti, ormai quasi tutti nell’archivio diocesano di concentrazione. Senza contare che i professionisti incaricati di predisporre i progetti di ricostruzione o di consolidamento degli edifici di culto possono spesso trarre vantaggio dalla consultazione della documentazione locale: un’integrazione utilissima a quella di curia, a patto, però, di sapere che cosa cercare e dove reperirlo.

A queste finalità pratiche, oltre a quelle più squisitamente archivistiche di adeguata conservazione, se ne sono presto aggiunte altre di carattere formativo. Dallo scorso agosto, infatti, anche l’Archivio Storico Diocesano beneficia della partecipazione della diocesi, in qualità di ente attuatore, al progetto di servizio civile “#Si riparte con il patrimonio artistico e la cultura”, promosso dalla Provincia di Rieti. Giada Cassar e Federico Vella, due dei 14 ragazzi che trascorreranno un anno in curia supportando i vari uffici nel delicato settore dei beni culturali, lavorano quotidianamente nei depositi dell’istituto diretto da mons Giovanni Maceroni. Sotto la supervisione degli archivisti e dello staff dell’Ufficio per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto, i due giovani hanno già proceduto alla schedatura di tutti i fondi e stanno ora ricostruendo la complessa storia di accorpamenti di parrocchie e di aggregazioni di archivi che consentirà di avere un quadro accurato e preciso, premessa indispensabile al riordinamento e all’inventariazione, delle modalità anche “istituzionali” di presenza della Chiesa nelle aree interessate dal terremoto. Gli inventari rimarranno ovviamente “opere aperte”, cioè non definitive, anzi, ricettive di nuove acquisizioni documentarie e dei conseguenti, eventuali ripensamenti dell’assetto dei fondi che si dovessero rendere necessari. In questa settimana si è data la stretta finale sul fronte mostra, con Lorenzetti e i suoi funzionari archivisti, Maria Giacinta Balducci e Liana Ivagnes, che sono venuti a visionare i pezzi scelti in vista dell’allestimento. Il lavoro sui fondi, che sta godendo anche del sostegno appassionato e competente del parroco di San Martino in Moletano di Amatrice, mons Luigi Aquilini, richiederà ovviamente tempi più lunghi.

Tra i beni culturali, quelli archivistici sono forse quelli che, in genere, meno solleticano l’interesse dei fruitori di massa di mostre e iniziative culturali, ma il nostro Archivio di Stato ha svolto un ruolo decisivo nel sensibilizzare i reatini all’apprezzamento di questo specialissimo ambito e non si potrà mai essergliene grati abbastanza. La diocesi di Rieti è dunque entusiasta di poter alimentare, con le carte che detiene, una collaborazione che intende consolidare. Ed è ancor più lieta di farlo con un progetto che, nella sua ottica, ha una valenza pastorale oltre che culturale.