Il Cuore di Cristo, forza e consolazione per i sacerdoti

Cari fratelli Presbiteri,

nel cuore di questo anno giubilare celebriamo la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. La Chiesa ha voluto che in questo stesso giorno si celebri la giornata di preghiera per la santificazione dei sacerdoti, cogliendo nella festa di quel Cuore che ha tanto amato gli uomini un’occasione preziosa per sottolineare il legame profondo tra il Cuore di Cristo e il ministero sacerdotale, per invitare i sacerdoti a vivere il loro servizio con amore, fedeltà e santità, e offrendo a tutti i fedeli un modello di vita cristiana. Vorrei perciò invitare me e voi con le parole che il compianto Papa Francesco ci ha lasciato nell’Enciclica Dilexit nos.  Anch’io dico a me e a voi: «Andiamo al Cuore di Cristo, il centro del suo essere, che è una fornace ardente di amore divino e umano ed è la massima pienezza che possa raggiungere l’essere umano. È lì, in quel Cuore, che riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare» (n. 30).

Il presupposto da cui possiamo e dobbiamo partire è l’amore gratuito di Colui che ci ha chiamati. Come ricorda Papa Francesco all’inizio della Dilexit nos «Il suo cuore aperto ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere alcun requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia: Egli ci ha amati per primo» (n. 1).

Il cuore è il centro che unifica tutta la persona. La nostra vita ha bisogno di essere costantemente unificata attorno all’Unico necessario e indispensabile, Gesù. Ma anche il nostro presbiterio, le nostre comunità hanno bisogno di trovare un cuore attorno al quale costruirsi. Ebbene, «il Cuore di Cristo è estasi, è uscita, è dono, è incontro. In Lui diventiamo capaci di relazionarci in modo sano e felice e di costruire in questo mondo il Regno d’amore e di giustizia. Il nostro cuore unito a quello di Cristo è capace di questo miracolo sociale» (Dilexit nos, n. 28). Senza Cristo al Centro non solo le nostre comunità girano a vuoto ma pure la nostra vita si spegne e smette di essere dedicata a Dio e ai fratelli e resta rinchiusa nel perimetro narcisistico del proprio io. E arriva così la tristezza che Dio, di sicuro, non ha sognato per nessuno.

Cari fratelli presbiteri, in questo frangente storico così delicato, chiediamo insieme al Cuore di Cristo «di avere ancora una volta compassione di questa terra ferita, che Lui ha voluto abitare come uno di noi. Che riversi i tesori della sua luce e del suo amore, affinché il nostro mondo, che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore» (Dilexit nos, n. 31).

Il Cuore di Gesù ci invita alla consolazione: Ho cercato invano consolatori, ma non ne ho trovati (Sal 69,21). A Margherita Maria chiede: Tu almeno consola il mio Cuore. Ridiamo senso e spazio, cari fratelli, al nostro stare soli con Gesù solo. Ma non possiamo fermarci ad una contemplazione intimistica del Cuore ferito del Signore e a una consolazione di lui che sia a rischio di autocompiacimento. Ad un certo punto di questa contemplazione, nel cuore credente deve risuonare quell’insistente appello del Signore: «Consolate, consolate il mio popolo (Is 40,1)» (Cf. Dilexit nos, n. 162).

Il Cuore di Gesù chiede riparazione. Il male non gli è indifferente e non deve lasciare indifferenti nemmeno noi. Nel bene e nel male siamo custodi dei nostri fratelli e sorelle. Riparare, in fondo, significa amare, e «quando il cuore credente lo scopre, la risposta che scaturisce spontaneamente non è un’onerosa ricerca di sacrifici o il mero adempimento di un pesante dovere, ma è – appunto – una questione d’amore» (Dilexit nos, n.166).

Il Cuore di Gesù ci invita a ricambiare il suo amore. Indubbiamente la migliore risposta all’amore che Gesù ci dimostra donandoci il suo Cuore è l’amore per i fratelli; non c’è infatti gesto più grande che possiamo offrirgli in contraccambio: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40); «Tutta la Legge trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Gal 5,14); «Sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte» (1 Gv 3,14); «Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede (1 Gv 4,20)»  (Cf. Dilexit nos 167). Per noi presbiteri il primo luogo in cui manifestare e crescere in questo amore è il presbiterio, con tutte le sue fatiche e il suo impegno, con le sue stanchezze ma soprattutto con la stessa consapevolezza di essere stati chiamati dall’unico Signore  a lavorare nell’unica sua vigna.

Il Cuore di Gesù ci invia in missione. In modo particolare noi presbiteri siamo chiamati a propagare questo fuoco attraverso l’opera missionaria, portando l’annuncio dell’amore di Dio manifestato in Cristo (Dilexit nos, n. 207). Per irradiare l’amore di Cristo però dobbiamo essere «missionari innamorati, che si lascino ancora conquistare da Cristo e che non possano fare a meno di trasmettere questo amore che ha cambiato la loro vita. Perciò li addolora perdere tempo a discutere di questioni secondarie o a imporre verità e regole, perché la loro preoccupazione principale è comunicare quello che vivono e, soprattutto, che gli altri possano percepire la bontà e la bellezza dell’Amato attraverso i loro poveri sforzi» (Dilexit nos, n. 209).

Cari fratelli presbiteri, proprio ieri il Santo Padre Leone XIV rivolgendosi ai partecipanti all’Incontro internazionale Sacerdoti felici diceva: «Grazie per ciò che siete! Perché ricordate a tutti che è bello essere sacerdoti, e che ogni chiamata del Signore è anzitutto una chiamata alla sua gioia. Non siamo perfetti, ma siamo amici di Cristo, fratelli tra di noi e figli della sua tenera Madre Maria, e questo ci basta». Sia proprio così: saperci amici di Cristo e fratelli tra di noi ci basti. E ci dia gioia. È questo il mio augurio e la mia preghiera per ciascuno di voi e per l’intero presbiterio.

Buona Solennità!

Rieti, 27 giugno 2025

Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù

+ Vito Piccinonna
Vescovo

Foto di Matea Gregg su Unsplash