La Chiesa di Rieti davanti al terremoto

Il terremoto resetta tutto. Ferma le vite, sbriciola le case. Toglie le parole. Pure al Papa: all’udienza nel giorno del disastro ha preferito il rosario alla catechesi. Il sisma ha cambiato il tono, il ritmo, la sostanza dell’informazione. Ha mostrato la fragilità della vita umana, ma anche il volto sincero dell’amore disinteressato. Il secondo salva dalla prima. Peccato se ne accorgano tutti sempre troppo tardi.

Una macabra contabilità

Alla vigilia delle esequie la conta fa segnare 292 morti. Forse sono più dei feriti. Ancora diversi i dispersi. Circa 3.000 – si ricava dagli aggiornamenti della Protezione Civile – le persone assistite nelle strutture create tra Accumoli e Amatrice. Tante le storie raccolte e raccontate dai media. Una moltitudine incalcolabile e generosa quella dei volontari che hanno provato a dare aiuto: nei soccorsi, nella raccolta di beni di prima necessità, nella raccolta di fondi per la ricostruzione.

La Chiesa in prima linea

Primi tra tutti le donne e gli uomini vicini al disastro. E tra loro i parroci: don Savino, don Fabio.
Li abbiamo contattati subito dopo le scosse: erano già all’opera tra la gente, a salvare gli anziani, a girare casa per casa, a tenere sgombre le strade per i soccorsi.
Don Cristoforo, invece, non si riusciva a trovare: «La mia casa non esiste più», ha avuto modo di spiegare poi. «A parte le due stanze in cui mi trovavo, camera da letto e soggiorno, il resto è un cumulo di macerie». Lo hanno salvato le squadre di soccorso.
L’amatriciano don Sante, tornato immediatamente nel paese natale, è disperato: «Le perdite sono infinite, incalcolabili».

Vescovo sempre presente

Avuta nella notte la notizia, il vescovo Domenico ha subito interrotto il pellegrinaggio a Lourdes. Salito sul primo aereo disponibile, è arrivato tra i crolli nel primo pomeriggio. Praticamente non se n’è più andato. Camicia sbottonata e scarpe impolverate, si è messo ad ascoltare, pregare, organizzare. «Non ci sono da un lato i malcapitati che vanno soccorsi e dall’altra i soccorritori che si mettono con generosità a cercare di tirarli fuori», ha spiegato durante una partecipartecipatissima messa in Cattedrale. «Il buio, il dramma, il vuoto» dei terremotati «sono i nostri».

Le Ancelle del Signore

Nella tragedia sono morte anche tre suore dell’istituto Ancelle del Signore: Anna, Agata e Cecilia. Altre tre l’hanno scampata: suor Giuseppina e suor Maria, più malconce, sono state ricoverate al de Lellis; l’immagine di suor Mariana, seduta a terra col capo ferito, ha fatto il giro del mondo.

Il cuore grande della solidarietà

Tanta la confusione delle prime ore, ma nelle emergenze il Paese sa dare il meglio di sé. Non si contano le collette, le raccolte, le iniziative in favore delle popolazioni colpite dal sisma. Prima di tutto a Rieti: lo smarrimento della prima notte ha lasciato velocemente il posto all’impegno e la raccolta di beni che ha mosso enti e cittadini è stata stoppata dopo pochi giorni grazie al risultato raggiunto.

L’impegno della Caritas

Lo stesso vale per la Caritas diocesana: da subito in prima linea nel raccogliere e smistare aiuti, ha presto chiesto di fermare all’invio di cibo e oggetti: le riserve, sistemate in un capannone di 6.000 metri quadrati messo a disposizione dalla Pezzopane Manufatti Srl, basteranno per diverse settimane. Anche la colletta alimentare subito avviata dalla Mensa di Santa Chiara è stata presto sospesa. Meglio versare contributi economici sul conto corrente della Caritas. Insieme ai 32mila euro donati fino a ora, potranno essere più agevolmente gestiti e trasformati in risposte alle esigenze, anche a quelle future, oggi “imprevedibili”.

Costruire

Comprese, ovviamente, quelle della ricostruzione. Un argomento inaspettato, che risuona in modo speciale con le linee guida dell’imminente Incontro pastorale della diocesi. Perché l’urgenza di ricostruire le case e le chiese non è estranea a quella di rinsaldare la Chiesa, intesa come comunità.
«Prima delle cose da fare e degli impegni da decifrare – spiegava il vescovo presentando l’evento – c’è questa condizione preliminare: ripartire insieme, senza che nessuno si senta fuori posto, sentendosi chiamato in prima persona. Non ci sono deleghe in bianco. Questo è il momento per discernere e per trovare insieme la strada». Vale ad Accumoli e Amatrice come altrove.