Essere veramente giusti è riconoscere nell’eccesso della nostra prosperità la miseria dell’altro

Ha rivolto il pensiero ai 117 naufraghi morti in mezzo al mare il vescovo Domenico rivolgendosi a quanti si sono riuniti in Cattedrale per partecipare al primo degli incontri di preghiera per la settimana per l’unità dei cristiani. Una scelta che guarda alla cronaca «non per fare polemica politica», ma «per risvegliarsi alla giustizia». E per ricordare che «un mondo che si barrica e chiude i porti e i ponti si illude di risolvere i problemi e dimentica da dove è venuto».

A dispetto della «morsa della crisi economica», infatti, la nostra società sembra aver «dimenticato nella sua opulenza la povertà che l’avvolgeva soltanto fino a qualche decennio fa».

«Dimenticare che si è vissuti nella miserie – ha avvertito mons Pompili – è l’unico modo che l’essere umano ha a disposizione per non dimenticare chi ancora ci vive. Ma si sa, il consumismo distrae e porta a pensare che il benessere sia un qualcosa di ovvio, che è sempre esistito. E se a pagare l’eccesso della nostra prosperità è la miseria dell’altro poco importa».

Il vescovo ha posto l’accento sullo smarrimento del «senso dell’altro», sul tentativo di «ripiegarci su noi stessi» per «rifugiarci nelle nostre sicurezze» e «quando anche soltanto percepiamo che qualcuno ha problemi che ci riguardano reagiamo infastiditi guardando dall’altra parte». È restringendo l’orizzonte che ci si convince che «prima ci siamo noi. Poi gli altri, se ci scappa». Ed è dimenticando la povertà che si è smarrito il senso della gratitudine, perché «chi vive nell’abbondanza, quasi senza accorgersene, finisce con il divenirne schiavo».

«Come cristiani – ha concluso don Domenico – abbiamo la necessità di diventare ‘veramente giusti’ in questo particolare frangente storico. Non basteranno le parole, ma i fatti concreti di ospitalità e di accoglienza per distinguere un domani neanche troppo lontano chi dovrà essere annoverato tra i giusti e chi no».