Amore, non rigore

«Il vangelo di Giovanni insiste nel tratteggiare la differenza tra il pastore e il mercenario», ha spiegato monsignor Pompili durante la sua riflessione di ieri sera.

Anzi, il vangelo enumera almeno tre differenze per non ingannarsi.

«La prima è che al pastore le pecore interessano. Il vero pastore rischia la sua vita per salvare le pecore. Il mercenario invece – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – appena scorge il lupo abbandona le pecore e fugge. Così il lupo le azzanna e le disperde. La fede comincia da qui: sto a cuore a Dio, Gli interesso, anzi Egli considera ogni uomo più importante di se stesso. Non è forse questa la segreta aspirazione della vita di ciascuno: stare a cuore a qualcuno? Per contro: quanti cattivi maestri, prima apparsi e poi scomparsi! Quanti incendiari trasformatisi velocemente in pompieri perché hanno preferito al rischio della prova, la tranquillità dell’abbandono!»

«La seconda differenza è che il pastore conosce da vicino, anzi chiama ciascuna pecora per nome, cioè le distingue, le legge dentro, sta accanto a ciascuno in modo unico, Dio è più vicino a te della vena del tuo collo, afferma il Corano. Questa conoscenza di prima mano è quello che la fede cristiana regala a chiunque entri in rapporto con Dio. Non una relazione generica che si perde nella trascendenza senza volto dell’incontro mistico, ma che si sperimenta nel contatto personale di ciascuno con Dio che ci si fa incontro. La fede è un Tu al quale potersi rivolgere, a cui aggrapparsi. Solo così cessa di essere un generico rapporto religioso e si trasforma in un incontro che nei momenti decisivi regge l’urto della prova e della morte».

«La terza differenza – ha concluso il vescovo – è che il pastore buono ha pure altre pecore che non sono di questo ovile. Siamo spiazzati da questo pastore così vicino, ma anche così al di là di noi stessi. Noi amiamo i recinti chiusi, le contrapposizioni certe, mentre l’amore di Dio è sempre inclusivo e non accetta facili divisioni. Non ci si può sentire sotto lo sguardo di Dio e sentirsi estranei al dramma dei poveri, degli immigrati, dei senza fissa dimora. Perché il nome di Dio è amore e non rigore».

«Preghiamo perché il Signore mandi pastori e non mercenari alla sua Chiesa!»