Vita da Sante

Intervento al XVI Convegno di Greccio
11-05-2018

Il tema che è stato assegnato a questa XVI edizione del Convegno di Greccio solo apparentemente ci allontana dal focus francescano. Se infatti c’è un uomo capace di interessare il mondo femminile questo è sicuramente Francesco. Ne fanno fede non solo il Secondo Ordine e l’autenticità della “forma di vita” che il Santo scrisse per le sorelle di san Damiano e Chiara trascrisse nel capitolo VI della sua Regola, ma anche le innumerevoli congregazioni, ordini e istituzioni religiose femminili che a lui si richiamano. Per contro, se c’è oggi una componente dell’umano che sembra progressivamente congedarsi dalla Chiesa questa è proprio la donna. “La fuga delle donne” dalla chiesa sembra essere una variante di quella più generale inquietudine dell’universo femminile. Se prima degli anni ’70 l’allontanamento della religione era più spiccato tra i maschi, da quell’anno non c’è più differenza tra uomini e donne.

Facilitare un riavvicinamento tra i sessi è obbligato perché inscritto nella natura delle cose. Analizzando l’incrinatura del rapporto tra le donne e la Chiesa e focalizzandosi su alcuni motivi principali, la tentazione ideologica sarebbe alle porte; si potrebbe pensare, infatti, che basterebbe rovesciare le parti e “dare più potere alle donne”. In realtà, non si tratta semplicemente di rovesciare le parti restando così in una logica di potere e competizione al contrario; l’emancipazione femminile è stata una lotta contro il potere maschilista in nome della libertà e dell’uguaglianza e sarebbe davvero una lotta perdente se conducesse a sposare la stessa logica di potere al contrario. Bisogna invece lavorare in modo che a ciascuno venga riconosciuto il proprio specifico e si riannodi il filo di quel dialogo alla pari che è la vera questione da sostenere.

Sono convinto che anche la rilettura storica di figure da noi distanti possa incrementare questo processo di riavvicinamento che a me pare essere oltre che un’emergenza ecclesiale anche un’urgenza del nostro tempo. Non è sorprendente che il filo delle nostre considerazioni si muova sul piano della santità cristiana a riprova del fatto che ben prima delle recenti trasformazioni socio-culturali, si è avuta una ricchissima fioritura di esperienze al femminile perché il Vangelo non giustifica alcuna contrapposizione, né tantomeno discriminazione. Per questo Francesco non istituì mai gerarchie di merito a partire dal sesso. Ma ricondusse sempre tutto alla conversione cui è chiamato ogni cristiano. Perché quanto si convertono a Cristo si rivestono di Cristo «sicché non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna» (Gal 3,27). Perché ciò che conta è «l’essere nuova creatura» (Gal 6,15).