V Domenica di Pasqua: «La verità della vita è Gesù, che conduce direttamente a Dio»

(At 6,1-7; Sal 33; 1 Pt 2, 4-9; Gv 14, 1-12)
10-05-2020

Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore”. Fa un certo effetto sentir parlare Gesù di casa, proprio lui che un giorno avrebbe confessato di non avere “neanche una pietra su cui poggiare il capo” (cfr. Mt 8, 20). Ma la casa, al netto dell’esperienza un po’ asfissiante di questo tempo del Covid, evoca riposo, protezione, sicurezza, e, soprattutto, il calore dell’intimità. È l’insieme di questi sentimenti ed emozioni che il Maestro intende evocare per dire che la vita ha una meta e non è randagia. A dire il vero, nella mentalità diffusa oggi non esiste alcuna dimora ultima, ma solo la distesa uniforme della materia. E se si interroga il mondo della fede capita ancora di sentire qualche voce intimidatoria, secondo cui la casa del Padre esiste, ma i posti non sono poi così tanti: solo chi è meritevole potrà entrarvi. Gesù a Tommaso e a Filippo lascia intendere, invece, che la verità della vita è Lui stesso che conduce direttamente a Dio. Credere in Gesù Cristo vuol dire avere questa persuasione: il futuro esiste e non è vuoto, è abitato da una Presenza che è come quella di un padre che evoca origine, ma anche accoglienza.

Nel frattempo, nel tempo intermedio, occorre animare un’altra casa che è la chiesa, fatta “di pietre vive”, nella quale la “pietra d’angolo” è Cristo stesso. In questo tempo di distanziamento dalle chiese, abbiamo forse riscoperto che lo spazio fisico è solo un segno della vera realtà che è la comunità cristiana. La chiesa è l’insieme delle persone credenti che non hanno smesso di credere, di lottare e di sperare, avendo nella Parola e nella condivisione l’elemento della coesione e della fiducia, contro dispersione e disperazione.

Ciò non toglie che ci possano essere tensioni o conflitti anche oggi come agli inizi. Non bisogna temere il conflitto. E’ inevitabile, come si è visto anche nella prima pagina dove i Dodici devono decidere che fare rispetto alla gente di origine ebraica e quella di origine greca che si sente trascurata, se non discriminata. Ma alla fine, proprio questa tensione costringe ad andare via da Gerusalemme e con la forza di una testimonianza concreta che spiazza la cultura pagana del tempo. Anche oggi ci sono tensioni, ma vanno viste e non rimosse per andare oltre e trovare nuove vie, cercare di percorrere sentieri inediti. Aveva ragione un grande filosofo contemporaneo che ha reinterpretato il cristianesimo per questo difficile tempo moderno, legando insieme la fede e la ragione. Scriveva, attribuendo a Dio queste parole: “Non cercatemi in un qualche luogo, ma là dove amo e sono amato” (J. Maritain).