Una rilettura della Laudato si’: tradurre intuizioni in scelte ed esperienze in progetti

Conclusioni alla rilettura dell'enciclica Laudato si', promossa dalle Comunità Laudato si', in occasione del quinto anniversario dalla pubblicazione
24-05-2020

Non basta ri-partire senza ri-pensare. La Laudato sì non aveva previsto il coronavirus, ma già cinque anni fa invitava a non mettere la testa sotto la sabbia e far finta di non vedere quello che non va, né alzare gli occhi in attesa che l’alternativa scenda magicamente dal cielo. Papa Francesco ha dato voce però non alla paura, ma alla speranza che consiste nel “riconoscere che c’è sempre una via di uscita, che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi” (LS, 61). Dopo il lockdown siamo pronti a non lasciarci risucchiare dalla routine, ma a prendere coscienza che qualcosa è definitivamente cambiato e costringe anche noi a rivedere prassi, abitudini, tic mentali. Sono almeno tre le cose che non saranno più come prima.

La prima è il ridimensionamento dell’individualismo becero. Nessuno può immaginarsi a partire soltanto dal proprio “io, qui e ora’. Occorre ritrovare la consapevolezza che la globalizzazione non è un destino, ma una vocazione che non si costruisce sulle nostre teste, ma ha bisogno di innescare meccanismi di coinvolgimento personale. Lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle a partire dalla connessione che si è manifestata tra noi e gli altri nel momento in cui abbiamo realizzato che nessuno se la cava da sé. E per contro che ciascuno dipende nel bene e nel male dall’altro.

La seconda è un diverso rapporto con il tempo e con lo spazio nel senso che abbiamo introiettato un ritmo più slow e insieme uno spazio più concentrato. Grazie ai nuovi linguaggi digitali il mondo è diventato improvvisamente più breve e più stretto e ci ha indotto a cambiare sguardo sulla realtà. Pensate a quanto meno abbiamo inquinato coi nostri spostamenti inutili più vicini all’agitarsi inoperoso che a un agire costruttivo.

La terza cosa è aver individuato i problemi e le relazioni vere. Abbiamo avuto la possibilità di chiarire il falso dal vero problema, concentrandoci sull’essenziale: salute, affetti, clima, bisogni più profondi e sorvolando su questioni effimere e secondarie. Non dobbiamo disperdere nel giro di poco tempo quel prezioso senso di solidarietà e di comunità che abbiamo visto essere la fonte della resilienza. C’è bisogno di trovare la giusta distanza o, per meglio dire, la giusta vicinanza tra il cieco individualismo degli anni passati e un senso di comunità che vada oltre la retorica di certi spot televisivi.

Ecco perché le Comunità Laudato sì si confermano un’opportunità per tradurre intuizioni in scelte ed esperienze in progetti. Allora la Laudato sì continuerà a trasformare il nostro mondo, restituendolo alla bellezza originaria della creazione.