Consiglio spirituale dopo il rosario: «Si può avere timore di Dio?»

Breve meditazione del vescovo dopo il rosario in diretta streaming dalla cappella della Madonna del Popolo nei giorni del Covid-19
27-05-2020

Il timor di Dio chiude la serie dei sette doni dello Spirito, con una domanda: ma si può aver paura di Dio? Non è forse Isaia che scrive: ”Non temere, perché tu non sarai più confusa” (Is 54,4) e non è Gesù che ammonisce i suoi discepoli: ”Non temere, piccolo gregge” (Lc 12,32)? Nella Bibbia si parla del ‘timor di Dio’ come esperienza del disorientamento dell’uomo dinanzi al rivelarsi di Dio, come capita a Mosè dinanzi al roveto che brucia senza consumarsi. Ma, soprattutto, si staglia netta la differenza tra il timor di Dio e il timore degli uomini. Il timore degli uomini è il timore di cui parla Gesù quando esorta a non temere quelli che uccidono il corpo; oltre a questo, non possono fare di più (Lc 12,4-59). Ma la vera differenza da comprendere è quella tra il timor di Dio come “paura” e il timor di Dio come “paura di perdere Dio”.

Il primo è evidentemente sbagliato: una violenza inaudita nei confronti di chi ne è vittima. È un ‘potere’ che limita la libertà dell’individuo e che lo fa vivere con la paura del castigo e della punizione. Alimenta i sensi di colpa e crea uno stato di soggezione. L’Apostolo Paolo esorta a non lasciarsi intrappolare da una religiosità basata sull’osservanza di norme, precetti e ritualismi, perché questa religiosità alimenta la paura della trasgressione e fa percepire Dio non come Padre, ma come Padre- padrone. “E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: Abbà! Padre!” (Rom 8,15).

Il secondo è quello giusto e cioè la “paura di perdere Dio”. Se, infatti, come scrive la prima lettera di Giovanni: ”nell’amore non c’è paura; anzi l’amore perfetto caccia via la paura” (1 Gv 4,18), è vero pure che quando si ama qualcuno o qualcosa si teme di perdere l’oggetto del desiderio. Aver paura di perdere Dio, di veder compromesso quello che si è sperimentato essere il ‘senso’ della vita, come quando si sta in ansia per la persona amata, questa è la paura sana. Il contrario è la faciloneria di chi si sente sempre a posto, senza nulla da rimproverarsi, sordo alle esigenze dell’altro e incapace ormai di provare vergogna. Quando accade questo vuol dire che col timor di Dio si è perso il senso della realtà e si diventa un pericoloso per sé e per gli altri.