San Camillo de Lellis

(Is 26, 7-9.12.16-19; Sl 102; Mt 11, 28-30)
14-07-2022

Uomo avvezzo alla fatica e alla violenza in un periodo storico in cui il nemico sono i Turchi, Camillo, un pezzo d’uomo alto quasi 2 metri, abbandona presto la vita delle armi e per una piaga ulcerosa alla caviglia destra da cui resterà afflitto per tutta la vita, si reca all’Ospedale san Giacomo per farsi curare. E’ qui che fa la sua prima esperienza nel mondo della sanità dal 7 marzo al 31 dicembre 1571, prima come malato e poi come membro del personale sanitario. Nasce da questa esperienza in prima persona la sua conoscenza del mondo della salute, in tempi in cui carestie, malattie e guerre falcidiavano la popolazione.

Non si può certo dire che le cose stessero meglio di oggi, ma quest’uomo, non privo di limiti caratteriali, saprà infondere uno spirito nuovo per affrontare il problema della vita degli altri. La sua spinta sarà quella della fede che non fa parzialità e riconosce a tutti il diritto di essere curato, se non guarito. Lo stile adeguato di questa forma di vicinanza concreta si rinviene in Gesù a cui portano fino a sera gli ammalati perché si adempiano in lui le parole di Isaia: “Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie”.

Dunque, il Dio di Gesù Cristo non risponde al problema del male, ma prende su di sé le nostre infermità e si addossa le nostre malattie. Ne vengono due conseguenze per la nostra vita.

I problemi della sofferenza e del dolore non accettano risposte pensose, ma azioni concrete. Dobbiamo guardarci da quell’atteggiamento astratto che argomenta sempre in termini di analisi e non si lascia mettere in questione dalla realtà. San Camillo ha scelto di servire i malati attraverso una dedizione generosa che rimuove gli effetti del male, senza lasciarsi immobilizzare dalle sue cause. Credo che anche noi non possiamo superare le domande del male, ma possiamo raccoglierne su di noi gli effetti.

La seconda cosa è che questa scelta comporta problemi che non finiscono mai. Il punto è che non bisogna desistere anche se si possono avere momenti di sconfitta e di fallimento. Ciò che conta è avvertire che quello che facciamo quotidianamente aiuta a farsi carico del dolore e a lenirlo. Ci aiuti san Camillo con la sua concretezza e la sua resistenza.