Pasqua

(At 10, 34.37-43; Col 3, 1-4; Gv,20, 1-9)
17-04-2022

«Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro». La Maddalena va al sepolcro pensando di poter dedicarsi alla cosmesi del corpo del Maestro, ma non lo trova. Dietro questo estremo gesto di pietà si nasconde, in realtà, un fatto: l’umanità non va mai oltre la morte che esercita sempre un’attrazione fatale. Come spiegare diversamente quello che sta accadendo ancora ai nostri giorni: perché si continuano a fare guerre? Si tratta di un’attività del tutto irrazionale che mette a rischio il bene più prezioso, cioè la vita, oltre a distruggere tutto. Eppure si trova sempre un motivo per aprire le ostilità. Come già sosteneva Freud (18956-1939), che si interrogava stupito sulla prima guerra mondiale nella civile Europa, ci sono “pulsioni distruttive”, che egli chiama “istinti di morte”, presenti in ogni uomo, che la cultura e la civiltà non possono cancellare. Osservando con attenzione non si fatica ad individuarne almeno quattro che sono sempre all’origine della guerra. Si tratta dell’avidità/aggressività, dell’ideologia, della paura, del senso dell’onore. In tutti questi casi si corre il rischio di essere sopraffatti dalla morte e mai raggiunti dalla vita.

«Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro». La Pasqua ci racconta di due uomini che corrono a perdifiato perché provocati dalle voci delle donne, lasciano dietro di sé gli “istinti di morte” e finiscono per lasciarsi vincere dai presagi della vita. Colpisce la corsa e insieme il rispetto. I due com-petono nel senso esatto del termine, cioè sono integrati e provano a fare insieme per avvicinarsi alla meta. E’ indubbio che sia più facile fare la guerra che fare la pace! Ma dobbiamo provare a trasformare la competizione in collaborazione e la corsa veloce in un cammino di reciproca integrazione. Dietro queste tensioni ci sono sempre livelli di giustizia e di uguaglianza da ritrovare. E stridenti ingiustizie da eliminare per evitare che si moltiplichino le occasioni del conflitto.

«E vide e credette». Non basta vedere per credere. Occorre credere per vedere, cioè accordare un anticipo di fiducia all’altro per poter andare oltre le reciproche diffidenze. Avere uno sguardo che sa andare al di là del presente vuol dire saggezza che è il vero motore della civiltà e del benessere. Consiste nel calcolare bene le conseguenze di una guerra e nel sapere che non esiste una notte infinita. L’istinto della vita ha così la meglio sulla paura della morte. Per questo come scriveva un teologo contemporaneo: «La resurrezione non è la soluzione al problema della morte, ma uno sguardo nuovo sulla questione della vita» (D. Bonhoeffer).