Omelia in occasione della professione di suor Madeleine

Annunciazione del Signore (Is 7,10-14; 8,10c; Sl 40; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38)
25-03-2021

Entrando da lei disse: Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”. Dove entra l’angelo? Il brano dell’Annunciazione lascia intuire almeno tre ‘luoghi’ abitati della presenza di Dio che descrivono  la fede e la vita di Maria.  Il primo è la casa, il secondo è Nazareth, cioè uno spazio marginale, il terzo è il suo stesso corpo.

La casa dice chi siamo. Non è semplicemente uno spazio, ma il simbolo della nostra più segreta identità. ‘Sentirsi a casa’ non è un semplice sollievo psicologico, ma svela chi siamo e che cosa vogliamo diventare. Tradisce il nostro io più profondo. Credo che oggi prima che Dio ad essere a pezzi è il nostro io. Se manca una certa quale robustezza della persona che sa chi è e che cosa vuole, diventa difficile intraprendere il cammino verso l’Assoluto. Madeleine ha degli occhi belli perché trasparenti e riconoscenti. Se oggi arrischia il passo della totale donazione è perché è aperta alla realtà che riflette nel suo sguardo che non cerca se stessa.

Nazareth è un contesto marginale e insignificante nella geografia del tempo.  Non basta essere se stessi se non ci si lega ad una terra che non vale per la sua presunta centralità, ma per essere quella in cui decido di legarmi e di perdere la mia vita. Se non siamo capaci di legarci ad un contesto, qualunque esso sia, fatto di persone e di bisogni, di potenzialità e di problemi, la nostra fede rischia di essere un itinerario chiuso in se stesso. Una suora è chiamata là dove vive a dare testimonianza non a mezz’aria, ma dentro il vivere quotidiano della gente. Solo allora la grazia del Vangelo trova un terreno fertile per diventare feconda.

Infine, il corpo di Maria, inciso dalla gravidanza inaspettata, è l’ultimo tratto di una vita autenticamente spirituale, come lasciava intuire con chiarezza la seconda pagina della Paola proclamata. Non è diminuendo l’umanità che cresce il senso della divinità. Non è venendo meno alla opacità della condizione corporea che si sale più velocemente verso le traiettorie celesti. Al contrario, è facendo leva su ciò che è più legato alla nostra esperienza corporea che possiamo trasfigurare tutto, cercando Dio in tutte le cose.

“Nel ventre tuo si raccese l’amore per lo cui caldo ne l’eterna pace così è germinato questo fiore”. Il fiore della bellezza e della verità aiutano a descrivere Maria, con le parole di Dante Alighieri. Oggi fanno intuire anche qualcosa della bellezza e della verità della vita di Madeleine.