Omelia in occasione della festa di San Felice da Cantalice

(Col 3, 12-17; Sl 15; Lc 12, 22-31)
18-05-2020

Non siate in ansia per la vostra vita, per ciò che mangerete, né per il vostro corpo, come lo vestirete. Perché la vita vale più del nutrimento e il corpo più del vestito”. Gesù fa capire così ai suoi che è stolto affannarsi per la vita sulla quale l’uomo non ha potere. Ce ne siamo resi conto in questi mesi di pandemia: all’improvviso abbiamo riscoperto l’essenziale che consisteva nel ‘salvare la pelle’ e non dipendeva da noi. Per contro, siamo spesso ossessionati da quel che è superfluo. Chi aveva capito la sapienza di tenere sotto controllo le preoccupazioni per vivere tranquilli e in pace, è stato il nostro Felice. Non ci fu giorno per il cappuccino – nato qui a Cantalice il 18 maggio 1513 – che non facesse la questua in giro per la Città. E neanche un giorno senza il sorriso sulle labbra e l’ilarità sul volto. Da dove nasceva questa leggerezza, da renderlo immediatamente popolare tra la gente e assai ricercato tra le alte sfere della chiesa?

La sua sicurezza nasceva dal uno sguardo diverso, secondo le parole del Maestro: “Osservate i corvi: non seminano né mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! Chi di voi, per quanto si affanni, può prolungare di un poco la propria vita? Se dunque, voi non potete fare neppure il minimo, perché vi affannate per il resto? Osservate come crescono i gigli: non filano, né tessono; eppure vi dico che nemmeno Salomone in tutto il suo splendore fu mai vestito come uno di essi. Ora, se Dio veste così l’erba che oggi è nel campo e domani viene gettata nel fuoco, quanto più voi, gente di poca fede!”. Parrebbero parole poetiche, sul genere hippy, tanto seducenti quanto inconcludenti. Ma quello che ribadiscono è che deve cambiare il nostro sguardo sulla realtà: contemplare e non soltanto manipolare. Noi vediamo la realtà solo a partire dalla smania di possedere e perdiamo di vista l’essenziale. Quale?

Quello che dice subito dopo il Maestro: “Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta!”. Questo è il punto di forza della fede cristiana. Non si tratta solo di ricercare l’essenziale e di stare al concreto. Vuol dire anche andare incontro a ciò che è importante e cioè il Regno di Dio che investe anche la qualità dei rapporti tra di noi, la giustizia e la responsabilità nei confronti dell’ambiente.  Se non si cerca Dio si cerca solo Mammona. E qui c’è tutto il dramma dell’uomo che quando perde Dio finisce per perdere di vista anche l’umanità.  S. Felice ci aiuti a resistere a questo inedita crisi, facendo appello alla risorsa più importante che è Dio la cui provvidenza è sempre meglio dell’ossessiva preoccupazione. Accadrà che “a ciascun giorno basta la sua pena”.