Carissimi,
c’è una bella notizia su Dio e sull’uomo. È una notizia che viene dal Figlio Amato: c’è un euanghèlion che ci viene affidato per essere vissuto e annunciato a tutti. La Liturgia di questa Domenica Laetare invita ad accorgerci che le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove (ll Lettura). C’è un cuore di Padre che attende tutti i suoi figli, senza esclusioni: “O Padre, che in Cristo crocifisso e risorto offri a tutti i tuoi figli l’abbraccio della riconciliazione..” (così abbiamo pregato nella Colletta iniziale).
Al cuore del Vangelo, al cuore della narrazione di Luca in questo viaggio verso Gerusalemme eccede la centralità di questo Padre, il più prodigo di tutti, il primo a far le spese delle nostre fughe e dei nostri allontanamenti, delle nostre morti e del nostro essere perduti. Gesù non smette di narrare con tutta la sua umanità questa scelta scriteriata e sconsiderata di Dio Padre: di porsi come uno che accoglie e mangia con i peccatori. Come moltissimi degli scribi e dei farisei anche noi ci scandalizziamo per questa eccedenza, anche noi vorremmo porre dei paletti a questa immagine di Dio, ai limiti dell’irriverenza… Magari potremmo accettare un Dio che banchetta con i convertiti… ma con i peccatori e i pubblicani proprio no!
Questi due figli, diversamente uguali, diversamente perduti, eppure entrambi vicini al cuore di questo Padre… quanta tenerezza ci procurano! Entrambi, in fondo, portano l’immagine di un padre-padrone da cui liberarsi. E ciascuno si libera come peggio crede, chi scappando di casa e chi restandoci ma senza il Padre e il fratello…
Entrambi i figli sono accomunati da un certo peccato di “riduzione”… come se la casa non contasse, come se lo stare col Padre fosse di impedimento alla propria libertà e creatività, come se le cose valessero più delle relazioni, come se i doveri potessero supplire la figliolanza e come se la presenza di un fratello fosse una continua minaccia. Corriamo pure noi il rischio di vivere la vita cristiana “riducendola” a uno stucchevole impianto di pratiche devote che non toccano minimamente il cuore e lasciano la vita sempre uguale.
Perciò siamo qui, per sentirci chiamati dall’Abbraccio benedicente del Padre che da sempre ci attende nella certezza che solo in Lui le relazioni vengono risignificate, ciò che è distrutto viene ricostruito e l’altro smette di essere rivale o concorrente e mi viene restituito come fratello.
Proprio in questo Luogo santo vogliamo prenderci un impegno ecclesiale: poter vivere di più la nostra Chiesa non come dogana della grazia ma come casa paterna (Papa Francesco in Evangelii Gaudium 47), riconoscendoci peccatori, sì, ma graziati da un Padre che immeritatamente tutti ci attende, ci raggiunge, si getta al collo e ci bacia e sa far festa.
Il peccato più grande resta non farci abbracciare e non entrare alla festa!
Stiamo celebrando questa Eucaristia nella Basilica dell’Apostolo Pietro. Non è un caso che nel vangelo Pietro è proprio il figlio che si è perso e ha bisogno di tornare a casa. Il Padre uscirà anche per lui: Simone di Giovanni mi vuoi bene? (cfr. Gv 21,15-19). La Cattedra di Pietro è una cattedra bagnata dalle lacrime: può insegnare/confessare perché ha fatto l’esperienza della misericordia!
E allora coraggio, fratelli e sorelle! C’è speranza anche per noi: ancora oggi il Padre ci viene incontro con la sua Indulgenza, ci riveste con i panni della misericordia, ci mette l’anello al dito, i calzari ai piedi e ci rinnova con la Sua grazia perché impariamo a nostra volta a non ergerci a muri di gomma verso i tanti fratelli e sorelle prodighi, tante volte fuggiti di casa o rimasti in casa lontani dal Padre ma tante più volte da Lui misericordiosamente raggiunti e rifatti nuovi, oltre ogni umana attesa.
Un Dio così ci scandalizza. Ma se dal Vangelo togliessimo questo Padre con tutta la sua eccedenza al massimo avremo un galateo, un prontuario di azioni virtuose e di obbligazioni. Confessiamolo pure noi: di questo Padre abbiamo infinitamente bisogno. Solo con Lui la vita riparte e tutto, anche i piccoli dettagli della vita quotidiana, sono messi a disposizione per collocarci insieme dentro il Cuore in festa di Dio. Ciascuno può dire: “Non si è vergognato di me!”
E sarà un giubileo.