Omelia del vescovo in occasione dell’ottantesimo anniversario della costruzione dell’acquedotto del Peschiera

Gen 2, 4-9.15
10-10-2018

«Il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuna lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l’acqua dei canali per irrigare tutto il suolo». L’antico racconto jahvista della creazione fa comprendere che la terra senza acqua è senza vita. Qui la contrapposizione tra caos e cosmo, diventa contrapposizione tra la terra coltivata e il deserto. Solo l’acqua, infatti, rende possibile l’esistenza dell’uomo e la coltivazione della terra. A questa antica sapienza siamo giunti anche noi, considerato che oggi l’acqua è la risorsa indispensabile e – Dio non voglia – la causa delle future tensioni economiche e sociali. Quanto detto basta a comprendere la lungimiranza del Sindaco Natan che all’inizio del ‘900 pensò di realizzare questo acquedotto che consente oggi a Roma di essere a buon diritto la “Regina delle acque”, potendo i suoi oltre 3 milioni di abitanti contare su un’acqua di primissima qualità. Caso forse unico tra tutte le grandi Capitali europee. Convogliare 13.700 litri d’acqua al secondo attraverso un viaggio complessivo di 123 Km è la ragione per cui siamo qui a ringraziare le migliaia di operai che hanno realizzato quest’opera avvenieristica e, in particolare, le 47 vittime di quell’ingegnoso e rischioso lavoro.

Non basta semplicemente però volgersi all’indietro. La mostra che andremo ad inaugurare a Rieti mostra con efficacia che il cammino per vivere dell’acqua non si è mai interrotto. E la scelta coraggiosa di un raddoppio da parte di Acea, dopo l’accordo tra Ato 2 (Roma) e Ato 3 (Rieti) è la premessa per portare a pieno sviluppo la più grande infrastruttura idrica del Paese. Resta da sviluppare un ancor più stretto raccordo tra “la Regina delle acque” e “la Madre delle acque” che è questo territorio reatino: il vero ‘cuore blu’ della nostra Penisola. La ricchezza idrografica dell’Umbilicus Italiae è legata non solo all’apporto di copiose Sorgenti, ma anche alla presenza di ben 18 laghi incastonati lungo la sua valle e, soprattutto, per l’apporto pulito e veloce del fiume Velino. E’ tempo che questa ricchezza che generosamente viene elargita a tutti possa costituire per questa capitale d’acqua nascosta al centro della Penisola, un’occasione di sviluppo. Ipotizzare un Museo delle acque e, comunque, una messa a sistema dell’intero parco acquatico è un’impresa possibile, soprattutto se Acea nel suo sforzo di raddoppiare il Peschiera saprà valorizzare questa terra che secerne la più preziosa delle risorse. «Laudato si’, mi Signore per Sor Acqua, la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta», canta san Francesco. Abbiamo il dovere di preservare questa risorsa perché sia di tutti. Ma ciò non sarà possibile senza mettere questa terra che genera acqua di essere a sua volta messa in condizione di essere non un deserto, ma una terra coltivata ed abitata. Solo preservando la Madre, sarà possibile alla Regina di effondere il dono delle acque.