Omelia dei Vespri del primo giorno (2018)

1 Cor 2, 7-10a
01-01-2018

«Se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria». Paolo sta scrivendo ai Corinti e introduce il tema della vera sapienza che è rimasta nascosta ai più ed ha causato la crocifissione di Cristo. Ma in Lui possiamo intravvedere anche le tante vittime di una economia che non raggiunge l’obiettivo per cui è pensata, cioè dare alla casa comune la sua possibilità di vita e di sviluppo.

“Che cosa sta accadendo alla nostra casa?” si chiede papa Francesco nella LaudatoSi. E fa l’elenco del disastro: inquinamento, rifiuti e cultura dello scarto, il cambiamento climatico, la questione dell’acqua, la perdita di biodiversità, il deterioramento della qualità della vita umana e la degradazione sociale, l’inequità planetaria. Per concludere: “Se lo sguardo percorre le regioni del nostro pianeta, ci si accorge subito che l’umanità ha deluso l’attesa divina” (n. 61).

E poi si spinge a descrivere la sapienza dei racconti biblici “che si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra” (66). E dice tre cose: “Noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data” (67). Ribadisce cioè la priorità dell’essere rispetto all’essere utili. Poi si sofferma sulla creazione che è qualcosa di più della semplice natura che il pensiero ebraico-cristiano ha demitizzato. Dobbiamo riconoscere il valore e la fragilità del creato se vogliamo assumere atteggiamenti diversi e non predatori. Di qui la riscoperta dell’armonia di tutto il creato che ha ispirato san Francesco nel bellissimo cantico delle creature.

La sapienza o l’insensatezza è il bivio di fronte a cui siamo posti. Occorre renderci persuasi “che la società umana è giunta ad un momento sommamente decisivo nel progresso dell’umanità” (GS 77). Dipenderà anche da noi se le cose andranno in una direzione piuttosto che nell’altra. Sta qui l’invito a lasciarsi provocare da un altro sguardo sul mondo, meno distratto, meno rassegnato, più partecipe e più responsabile. Come cristiani non possiamo far finta di niente e se guardassimo altrove rischieremmo l’accusa di fariseismo. Per questo l’esperienza di persone che si pongono il problema per cercare di affrontare alla radice la sfida di uno sviluppo integrale, cioè ‘di tutto l’uomo e di tutti gli uomini’ non è un aspetto secondario dell’evangelizzazione. Ma in un certo senso ne è una prova di autenticità Non si dà evangelizzazione che non sia pure promozione umana.