Le nostre armi non realizzano nulla. La forza è del Signore

Omelia in conclusione della giornata di preghiera per la pace
24-02-2023

I salmi sono queste stupende preghiere che sono germinate nel popolo ebraico, ma hanno un sapore cosmico, cattolico, universale. Certo, una cosa è pregare questi versetti nel caldo delle nostre chiese, nel tepore delle nostre camere; altra cosa, probabilmente pregare in mezzo alle macerie. Chissà cosa significa per i parenti delle 8000 vittime, almeno i civili, in Ucraina, pregare queste parole: «Perché mi respingi Signore, perché mi nascondi il tuo volto?».

Siamo qui consapevoli della nostra debolezza, ma ancor di più consapevoli della forza di Dio. Perciò siamo qui, in parte sconfitti. Perché vediamo che i nostri pensieri, le nostre armi – sì, dobbiamo dire “nostre” armi – non realizzano nulla. Anzi, decreano l’umanità, rendono ancora più infelice questa umanità.

Perciò siamo qui a dire con umiltà: «Non abbandonarci, Signore». Chiediamo anche a Lui la grazia di sentire l’orrore, la ripugnanza dell’inimicizia, della guerra. Perché se egli è la nostra pace, tutto ciò che non parla di pace nelle fibre della nostra umanità, delle nostre relazioni, ci dovrebbe far rabbrividire. Questa misericordia che intanto Dio ci usa, diventi per noi motivo di autentica conversione.