Consiglio spirituale dopo il rosario: «La pandemia è stata una prova per la democrazia»

Breve meditazione del vescovo dopo il rosario in diretta streaming dalla cappella della Madonna del Popolo nei giorni del Covid-19
20-05-2020

Il coronavirus è stata una prova anche per la democrazia. Non che sia stata sospesa a causa del lockdown trattandosi di una misura straordinaria e temporanea, ma nel senso che siamo stati improvvisamente risvegliati alla responsabilità sociale. Velocemente siamo tornati a dedicarci all’informazione e  alla conoscenza e, qualche volta, perfino, a cambiare radicalmente abitudini e prassi consolidate. Paradossalmente, il tempo della distanza fisica ha fatto ritrovare il prossimo, anche se non sta vicino, anche se non abita nel nostro stesso condominio, anche se non è necessariamente un amico. Abbiamo così assaporato l’esperienza di essere sulla “stessa barca” e di dover agli altri e di attendersi dagli altri attenzione, rispetto, in una parola, solidarietà.

Da troppo tempo, in effetti, la democrazia come partecipazione attiva si era eclissata in nome di una facile delega: troppi sono diventati passivi ascoltatori degli eventi politici, dei giochi di potere dei partiti, di una competizione che attira spesso meno di una partita di calcio. Mentre la democrazia richiede di scendere in campo. Non di limitarsi a starsene in panchina a criticare chi si impegna, più per i propri interessi che per quelli della comunità.

A questo proposito sarà importante per il futuro – laddove si dice non senza una certa enfasi retorica che “nulla sarà più come prima” – che ad affermarsi sia non la ragione degli interessi di parte, ma quella degli interessi di tutti, a cominciare dai bisogni dei deboli, degli ultimi, di chi è stato gettato nella crisi più imprevista e radicale. Le ragioni della finanza, della produzione e del commercio avranno senso se commisurati a quelli dei diritti del lavoro, della solidarietà, di equi rapporti sociali. La quadratura del cerchio di una democrazia moderna è, infatti, mettere insieme tre indicatori che vanno in direzioni opposte: la libertà politica, lo sviluppo economico e l’equità sociale. Il coronavirus ci ha insegnato che o cambiamo il nostro modo di vivere in questo mondo e con gli altri o saremo destinati ad un futuro di ingiustizia, di sfruttamento, di egemonia, di insensibilità. Esercitare l’azione politica e non dimettersi dalla propria responsabilità è l’unica strada per evitare che si rimetta in moto la vecchia macchina. Quella che ci ha lasciati a piedi.