La luce e il travertino

Editoriale per «La Vita Picena»
30-11-2020

Chi arriva ad Ascoli rimane colpito dall’essere “tutta costrutta di bei travertini”. Per questo, forse, diversi artisti nel rappresentare la Città pongono l’accento proprio sulla qualità cromatica dei suoi monumenti. Quasi si tratti di una rielaborazione della natura circostante, fatta di sole e di pietra. Anch’io venendo ad Ascoli sono stato colpito dalla luce di questi primi giorni di novembre. La “primavera di san Martino” ha rischiarato non soltanto le piazze e i palazzi, ma pure l’angoscia da Covid 19 e la tristezza per la rinuncia del vescovo Giovanni.

L’ambiente naturale e culturale – come è noto –  plasma più profondamente di quanto si immagini la nostra psiche e il nostro cuore. Oltre che ovviamente il nostro fisico. Penso che ripartire dalla luce e dal travertino sia la strada per affrontare i mesi incerti che ci attendono. ‘Doppiamente’ incerti, vuoi per la parabola epidemiologica di un virus che mette a soqquadro le nostre certezze quotidiane, vuoi per l’attesa di un nuovo vescovo che raccolga attorno al Vangelo tutti, credenti e non credenti.

La luce e il travertino, a pensarci, sono i simboli contrapposti dell’esperienza. La luce dice mobilità, velocità, energia. Il travertino evoca stabilità, gravità, resistenza. Dal loro incontro, dal gioco delle luci e delle ombre, viene fuori anche la Chiesa, che qui vive dal V secolo d.C.

La luce è un vero ‘miracolo’ ed è il contrario di ciò che è ripetitivo, statico, fermo, in una parola ‘morto’. La luce è, infatti, vita e calore. Ne sanno qualcosa i girasoli, ma anche noi umani che siamo meteopatici. La luce che più mi sta a cuore, però, specialmente oggi che viviamo in un mondo piatto, è la luce della fede. Questa – la fede – nasce dall’aver imparato Gesù di Nazareth ed aiuta a sviluppare uno sguardo sulla realtà che introduce la speranza rispetto alla rassegnazione, la fiducia rispetto allo sconforto, la comunione rispetto alla divisione.

Il travertino, per contro, è la legge di gravità che costringe a prendere contatto con la terra, evitando voli pindarici o illusioni momentanee. E’ il travertino non solo il simbolo delle radici, ma pure la concretezza di chi non ha mai smesso di trasformare la vita. Ho già avuto modo di incontrare preti solidi e concreti, religiose attive e perspicaci, laici generosi e intraprendenti. E ho solo avviato i primi contatti.

Sono fiducioso che con la buona volontà di tutti  un popolo ben disposto accoglierà il nuovo Pastore.