IV Domenica di Pasqua: «Lasciamo che sia Gesù, e non altri, a condurci per la vita»

(At 2, 14-36-41; Sal 22; 1 Pt 2,20b-25; Gv 10, 1-10)
03-05-2020

Io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti”. L’immagine della porta ha un forte valore simbolico. Dopo settimane di reclusione forzata è più chiaro che la porta è ‘soglia’ che ammette nell’intimità o chiude alla relazione, protegge o espone, fa entrare o uscire. La porta, insomma, segna un dentro e un fuori, opera dunque un giudizio, che Gesù si affretta a precisare con una forza polemica che fa tremare i polsi e le vene: ”Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante”. Chi non entra per la porta ha altri scopi, intende sfruttare la situazione, persegue un obiettivo altro. Gesù sta qui parlando dei tanti pseudo messia, pseudo maestri, pseudo benefattori che lo hanno preceduto, ma anche di quelli che verranno dopo. Quante delusioni abbiamo patito verso chi sembrava volerci bene, salvo scoprire che la vita è altrove! Quante volte ci siamo lasciati incantare dalle sirene del conformismo becero e gregario! Raramente abbiamo trovato chi ci dicesse “le cose come stanno”, senza andare alla ricerca di facili consensi. Come diceva don Milani ai suoi ragazzotti che intendevano impegnarsi nel sociale: ”Fa strada ai poveri senza farti strada!”.

Un estraneo le pecore non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. E’ che non esiste solo il pastore “con l’odore delle pecore”, cioè con la capacità di stare in mezzo alla gente, di promuoverne lo sviluppo a 360 gradi, sia a livello umano che spirituale. C’è pure la gente con “il fiuto del pastore”, cioè le persone hanno un ‘sesto senso’ se hanno a che fare con una persona autentica o un impostore. La gente sa distinguere il vero dal falso pastore. E lasciarsi avvicinare dall’uno e allontanare il falso. Dietro tanti fallimenti educativi e pastorali – noi pastori –  dovremmo interrogarci se per caso non siamo stati percepiti tra quelli da evitare, a dispetto del messaggio straordinario di cui siamo portatori.

Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime” (1 Pt 2,25). Pietro che ha sperimentato personalmente lo smarrimento e poi il ritrovamento, dopo il triplice tradimento chiarisce che l’unico Pastore è Cristo perché solo Lui è in grado di sottrarci alla dispersione. Lasciamo che sia Lui e non altri a condurci per la vita, secondo le parole del Salmo 22: ”Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce…Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me”.