Intimità e passione per riscoprire la vicinanza di Dio

Omelia in occasione della Domenica delle Palme
02-04-2023

Cari fratelli e sorelle, sono molto contento di poter celebrare con voi l’inizio di questa settimana Santa in questa Domenica delle Palme, detta anche Domenica di Passione. Vorrei ringraziare anzitutto i carissimi confratelli presbiteri e diaconi delle tre comunità della Cattedrale, di Sant’Agostino, di San Michele Arcangelo, con tutte le loro comunità, perché viviamo insieme gli inizi di questa Settimana Santa.

Abbiamo ascoltato in maniera abbondante il racconto della Passione secondo l’evangelista Matteo. Vorrei consegnarvi semplicemente due parole che possano accompagnarci in questo itinerario, fino alla veglia Pasquale. La prima parola è intimità, la seconda passione.

Intimità perché il racconto della Passione di Gesù ha messo tutti quanti noi davanti a diversi atteggiamenti: dei discepoli, delle folle, di alcuni estranei alla vicenda di Gesù che da essa sono convocati in maniera nuova. Sono convocati anche tutti i nostri sentimenti, tutti i gesti con cui quotidianamente ci poniamo, a volte senza saperlo, davanti a Gesù e alla sua Passione. Sono convocati i sentimenti e i gesti di tradimento. Non solo di Pietro, di Giuda… ma anche i nostri. Sono convocate le nostre fughe, i nostri abbandoni. Quante volte anche noi abbiamo pensato di onorare il Messia nei perimetri sacri delle nostre chiese, ma poi, con le scelte effettive, quotidiane, nelle nostre famiglie, sui luoghi di lavoro, per strada, nelle nostre amicizie, persino nelle nostre comunità cristiane, abbiamo fatto altro.

Gesù, nostro Maestro e Signore, chiede una maggiore intimità, da volto a volto, da cuore a cuore, da vita a vita. Non si può rimanere distanti e indifferenti davanti al racconto della Passione di Gesù. È un Gesù che sembra mendicare più amore, più vicinanza, più intimità. Non l’intimismo di chi dice: “me la vedo io con il Signore nel mio cuore, poi il resto del mondo della storia può andare come vuole, non importa”. No, è l’intimità dell’amore di chi dice: “non posso perdermi nemmeno una parola e un gesto di questa vicenda perché mi riguarda, l’ha fatto per me”.

E poi Passione. È bello questo secondo nome che si dà alla Domenica delle Palme. Quando pensiamo alla Passione di Gesù, pensiamo già ai chiodi, alle catene, al sangue, alla sofferenza. Sì, è anche questo. Ma anzitutto, quando pensiamo alla Passione, vorrei riscoprissimo tutti quanti un Dio appassionato di noi, della nostra vita, dell’umanità di tutti e di ciascuno, senza dimenticare nessuno.

È un Dio appassionato il nostro. Forse anche noi ministri del Signore non riusciamo a trasmettere questa passione del Signore, presentandovi a volte un Dio apatico, un Dio quasi a distanza. E invece quello che ci viene dal Vangelo e che vorremmo sempre più annunciarvi è un Dio che entra nella nostra vita, nei panni dell’umiltà, della mitezza, della piccolezza, fino alla follia della Croce. È un Dio appassionato. Ecco perché in questa Settimana Santa dobbiamo anche pregare che come Chiesa, come comunità cristiana, riprendiamo con più vigore la passione di annunciare un Dio vicino, appassionato alla vita di ciascuno, vicino alle ferite di ciascuno. A nessuno di noi compete il giudizio, a ciascuno di noi compete la vicinanza, la solidarietà, la prossimità sull’esempio di Gesù. È un Dio che non si è risparmiato, è un Dio – diceva Mariano Magrassi, commentando I cantici del servo di Yahweh – che ha perso la faccia per l’uomo e l’ha fatto per amore.

Non teniamoci a distanza, lasciamo stare la nostra indifferenza, il nostro torpore. Riconosciamo che tante volte siamo andati ad abbeverarci a sorgenti che ci hanno lasciato più delusi di prima. Ritorniamo a Lui. E allora anche i nostri impegni da cristiani prenderanno nuova linfa, nuova energia e nuova passione.