Essere come il chicco di grano

Omelia in occasione della veglia di preghiera per i Missionari Martiri
24-03-2023

Vivendo insieme questo momento di preghiera, facciamo memoria dei Missionari Martini: uomini e donne – diciotto per la esattezza nel 2022 – che hanno dato la vita come testimonianza del Vangelo. È provvidenziale fare questa memoria nel cammino verso la Pasqua, perché davvero loro sono stati acqua, luce e vita gettati nei solchi della storia. Non si sono tirati indietro anche quando hanno avvertito che il Signore non chiede molto, come spesso noi pensiamo, il Signore chiede tutto.

Siamo i tifosi del molto, anche in parrocchia. Pensiamo di fare tante cose per il Signore, ma il Signore non vuole cose, non misura ciò che facciamo. Il Signore vuole tutto, è l’amore che non conosce mezze misure.

E i Missionari Martiri l’hanno dato a immagine del sacrificio di Gesù. Questi diciotto fratelli e sorelle ricordano alla Chiesa di oggi la via giusta per vivere da credenti, quella del chicco di grano che cade in terra, marcisce, muore, e così dà la vita.

Ciascuno di noi, nelle nostre comunità, nelle nostre associazioni, in ciò che viviamo, nel nostro ministero, nel nostro essere battezzati, dovrebbe sempre avere davanti agli occhi il chicco di grano e chiedersi se le sue scelte corrispondono al paradigma che il Vangelo mi affida. E se così non è, a quali scelte obbediscono? A ciò che ci dice la società, a criteri mondani di grandezza.

Il paradigma del chicco di grano lo dobbiamo avere sempre davanti perché il nostro cammino di discepolato è un cammino di conversione continua. Dobbiamo sempre orientarci di nuovo e di continuo davanti a Cristo. Il sangue di questi martiri, vivo ancora nel 2023, dice all’umanità e alla Chiesa fino a che punto Dio ci ama: da morire.

Non sono degli eroi. Sono uomini e donne, consacrati e laici. Sono battezzati e questo è l’essenziale, il resto è specificazione. Sono testimoni di una vita non trattenuta, donata senza se e senza ma. Facendone memoria, possiamo chiedere al Signore di vivere le nostre responsabilità ordinarie con la stessa fedeltà. La fedeltà è la grande sconosciuta dei nostri tempi: viviamo spesso di entusiasmi o di senso del dovere. Ma gli entusiasmi appartengono agli inizi, e anche la volontà prima o poi passa. La virtù che richiesta ai credenti responsabili è quella della fedeltà a Dio e alla storia.

I Missionari Martiri l’hanno vissuta. Il rosso dei paramenti liturgici rappresenta il loro sangue, ma anche il rossore che dovremmo portare confessando la nostra distanza tra ciò che dovremmo essere e ciò che riusciamo a fare. La nostra quotidianità di battezzati è in gioco: il Vangelo ci arde nel cuore o è una tisana per farci addormentare serenamente?

Il Vangelo non è una tisana. Il Vangelo è un fuoco e noi così dovremmo viverlo – non annunciarlo – viverlo come dovesse incendiare questa umanità. Sentiamoci piccoli piccoli nel far memoria dei Missionari Martiri. Non passiamo frettolosamente su questo sangue che è stato versato anche per noi e non ci dovrebbe far dormire sonni sereni.