Domenica delle Palme

(Is 50, 4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1-15,47)
28-03-2021

Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno, per farlo morire”. Inizia con questa annotazione cronologica la Passione, secondo Marco. Dunque, ormai a Gerusalemme c’è già chi sa che Gesù deve morire, ma bisogna che ciò avvenga senza clamore. Ancor prima è Gesù a saper di dover morire. Adesso si avvicina anche chi troverà l’occasione opportuna per consegnarlo (Mc 14,11). Soltanto non è ancora stabilita quale somma di denaro verrà versata a Giuda. C’è già chi ha deciso di ucciderlo, e c’è chi è pronto a tradirlo. Ma quanto vale la vita di un uomo?

Gesù si trovava a Betania, nella casa di Simone. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di vero nardo, di grande valore”. All’improvviso mentre Gesù cammina verso la morte, compare una donna. Non dice nulla, né adesso né poi. Non apre bocca, invece compie un gesto tra gli sguardi attoniti dei presenti. Al punto che Gesù è costretto a difenderla in mezzo ai commensali della casa di Simone: “Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me”. Quale bella azione ha compiuto? A differenza degli altri, la donna dimostra di sapere che Gesù sta per morire, che va incontro alla morte. Solo la donna apprezza la bellezza di una vita come quella di Gesù offerta per amore. Quanto vale la vita di un uomo? Non ha prezzo, come quell’irresistibile unguento prezioso. Non dovremmo dimenticarcene di fronte alle centinaia di morti ogni giorno per il Covid; dinanzi alle vittime della guerra, della fame, della migrazione; dinanzi ai bambini mai nati.

In verità: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto”. Che cosa ha fatto quella donna? Ha colto nel Maestro il presagio della sua morte per amore. In questo tempo in cui la puzza della morte aleggia in mezzo a noi, torna a proposito il profumo del testamento di fr. Cristian de Cherge, priore del monastero trappista di Notre Dame de l’Atlas in Algeria, rapito insieme ai suoi confratelli il 26 marzo 1996 e ucciso: “Il mio corpo è per la terra/, ma, per favore, nessuna barriera/ tra lei e me. Il mio cuore è per la vita/, ma, per favore,/nessuna smanceria/tra lei e me./Le mie braccia per il lavoro,/saranno incrociate/molto semplicemente./Per il mio volto:/rimanga nudo/ per non impedire il bacio,/ e lo sguardo/lasciatelo vedere! P.s. Grazie.”.