Consiglio spirituale dopo il rosario: «Non chi è mio fratello, ma di chi farsi fratello»

Breve meditazione del vescovo dopo il rosario in diretta streaming dalla cappella della Madonna del Popolo nei giorni del Covid-19
14-05-2020

Stamattina il papa ha ricordato che tra gennaio ed aprile sono morti nel mondo quasi quattro milioni di persone… per fame. È a partire da questo dato spesso censurato che bisogna partire per intendere bene la giornata indetta dall’Alto Comitato per la Fratellanza umana, che ha chiesto preghiera, digiuno e carità da Dio perché cessi il coronavirus, ma anche la pandemia della fame nel mondo. L’iniziativa ha visto coinvolti ebrei, cristiani, musulmani, buddisti, induisti: divisi quanto a questioni teologiche, ma uniti dal sentirsi e riconoscersi “fratelli”.

Ma da dove nasce la fratellanza? Sicuramente in famiglia che “è il luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri” (EG, 66). Oggi a prevalere è il modello del figlio unico. Qualcosa di nuovo accade, tuttavia, non appena dopo il primo figlio arriva il secondo. Come si raccontava una madre: “E la cosa più importante è questa: il ‘secondo’ conferma quello che già sospettavamo (nonostante una grande paura…), cioè che è possibile innamorarsi di un altro figlio con la stessa passione e intensità riservata al primo”. Ciò che esprime questa madre è il fatto che l’amore non diminuisce tanto più, quanto più si distribuisce, ma anzi accade il contrario. La prova della fratellanza è scoprire di essere accettato nell’uguaglianza e nella diversità. Le ferite affettive più profonde sono quelle che nascono dal sentirsi discriminato e rifiutato nella propria individualità.

La fratellanza, peraltro, definisce anche l’amicizia. Gli amici, si dice, sono i fratelli che ci scegliamo liberamente. E questa è pure la strada per superare la dicotomia tra la libertà ed uguaglianza che sono sempre in lite tra di loro. Senza la fratellanza non si riuscirà mai a mettere in equilibrio questi due valori. Non solo: la fratellanza è anche ciò che ricolloca la fede in rapporto alla giustizia perché non si può incontrare Dio che non si vede se non ci si prende cura del fratello che si vede. Ne segue che la domanda che dobbiamo porci non è tanto: “Chi è il mio (fratello) prossimo?”, bensì: “Di chi mi faccio (fratello) prossimo?”.