Tra i ricordi dell’infanzia ce n’è uno a proposito del mio maestro di seconda elementare che un giorno in classe ci disse: ”La colpa del degrado del mondo è la Bibbia quando dice: ”Dominate la terra e soggiogatela”. Papa Francesco da parte sua – nel secondo capitolo della Laudato sì – lamenta, che “qualche volta i cristiani hanno interpretato le Scritture in modo non corretto” (LS, 67), dipingendo l’uomo come un padrone assoluto. Non è tanto la Bibbia, come sosteneva il mio maestro; ma una sua cattiva interpretazione, come scrive il papa, a dimenticare che “noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data” e all’essere umano spetta la responsabilità di “coltivare e custodire” il giardino del mondo (Cfr. Gen 2.15).
Peraltro, “per la tradizione giudeo-cristiana, dire “creazione” è più che dire natura, perché ha a che vedere con un progetto dell’amore di Dio, dove ogni creatura ha un valore e un significato” (LS, 76). “Diceva san Basilio Magno che il Creatore è anche la ‘bontà senza calcolo’ e Dante Alighieri parlava ‘de l’amor che move il sole e l’altre stelle” (LS, 77). Dunque, solo riscoprendo la prima parola di Dio che è la creazione dell’universo, della terra e in essa di tutti gli esseri viventi, si evita il cortocircuito di divinizzare la natura e di tornare indietro a vaghe forme di panteismo pagano. Esattamente il contrario di quanti sostengono che interessarsi alla terra farebbe perdere la prospettiva del cielo. No, la terra è la prima parola di Dio.
Per concludere, non vi è dubbio che la creazione non è solo un formidabile aiuto a ritrovare il senso del mistero dell’universo e in esso dell’armonia di tutte le creature, ma è anche un fatto, su cui oggi sono d’accordo tutti, credenti e non credenti e cioè “che la terra è essenzialmente una eredità comune, i cui frutti devono andare a beneficio a tutti” (LS, 93). Come scrisse san Giovanni Paolo II (di cui oggi ricordiamo il 39mo anniversario dall’attentato): ”Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno” (CA, 31). I nativi americani, espressione della sapienza dei popoli avevano detto ancora un’altra cosa: ”Non ereditiamo la terra dai nostri avi; la prendiamo a prestito dai nostri figli. Nostro è il dovere di restituirgliela”.