Consiglio spirituale dopo il rosario: «La sapienza ci fa ritrovare il gusto della vita»

Breve meditazione del vescovo dopo il rosario in diretta streaming dalla cappella della Madonna del Popolo nei giorni del Covid-19
21-05-2020

Che ne sarà del cristianesimo? Così spesso ci si interrogava fino a ieri constatando l’esodo di tanti dalla chiesa ed oggi dopo la pandemia constatando l’innaturale condizione di distanziamento fisico. Forse era la stessa domanda che si ponevano gli Undici dopo la Pasqua del Maestro: che ne sarebbe stato di loro? E che fare dopo che era venuto meno il Maestro? In mezzo a questa situazione stagnante e rinunciataria, la Pentecoste irrompe come un vento gagliardo che trasforma i discepoli incerti e divisi in testimoni coraggiosi e uniti. Siamo anche noi ormai vicini al giorno cinquantesimo della Pasqua che segna l’atto di nascita della chiesa. Per questo in una sorta di “conto alla rovescia” vorrei ripercorrere i doni dello Spirito per vivere l’esperienza di una nuova vitalità dei cristiani. E, dunque, della chiesa.

Il primo dei 7 doni è la sapienza.

Sapienza deriva dal latino “sàpere”: “aver sapore, essere gustoso”. Questo genere di sapienza non ha a che vedere con l’intelligenza o semplicemente con la cultura. Spesso c’è gente che più studia e più è ignorante. Di che cosa difetta? Del sapore delle cose. E così come un cibo senza sapore è immangiabile, una vita senza sapore è invivibile. Anche l’esistenza più modesta e nascosta trova meraviglie e diventa essa stessa motivo di meraviglia e apre il pensiero a Dio Creatore.

Ancor più la sapienza ci aiuta a distinguere il bene dal male. Il re Salomone chiedendo a Dio il dono della sapienza, chiedeva di diventare “sapiente” proprio in questo senso. “Signore – pregava –  io sono un ragazzo, non so come regolarmi: concedimi un cuore docile perché sappia distinguere il bene dal male”.

La sapienza è quel dono che ci fa scoprire il “sapore” delle cose vere, delle persone care, degli affetti più profondi ti visita come la luce del mattino: ti rivela il bene che c’è in te, il cammino da compiere e quale sia la fonte inesauribile della speranza. E ti capita di sentirti stringere il cuore per le occasioni perdute, per i gesti, le parole, le dimenticanze maldestre con cui hai fatto soffrire le persone che ami di più. Finalmente così si ritrova il gusto della vita.