Consiglio spirituale dopo il rosario: «Cosa abbiamo imparato con la pandemia?»

Breve meditazione del vescovo dopo il rosario in diretta streaming dalla cappella della Madonna del Popolo nei giorni del Covid-19
04-05-2020

Cosa abbiamo imparato con la pandemia? Di frequente questa domanda rimbalza qua e là, volendo subito trovare un senso a questi giorni impensabili. Nella Scrittura, in realtà, il filone dei libri sapienziali è certamente una rilettura provvidenziale anche delle situazioni estreme (esilio, distruzione del tempio, esodo), ma, in genere, questa capacità si afferma a cose avvenute e non nel mezzo della crisi. Per questo è difficile rispondere alla questione: dopo saremo migliori o peggiori?

Una cosa possiamo affermarla: è riemerso un inedito senso di fratellanza, al netto delle fatiche di una convivenza forzata. Non è poca cosa perché la fraternità è quella parte di mondo che si era offuscata in nome dell’individuo, che viene, comunque, prima di qualsiasi altra considerazione. L’essere fratelli, beninteso, non è un’idea, ma un dato di fatto. Il virus paradossalmente lo dimostra perché non conosce né frontiere né muri. Non c’è strategia per il futuro che funzioni senza considerare l’umanità, e non il singolo popolo, il singolo Stato o la singola regione. Siamo tutti connessi.

Non potendo dare risposta esaustiva a questi interrogativi sul dopo coronavirus, per il momento vorrei dar voce ad una adolescente: ”Ringraziare voglio per questo lungo letargo, per questo riposo che fa pensare, per questo silenzio che tranquillizza un poco, per queste strade vuote, in cui vedi la bellezza delle città. Ringraziare voglio per la sincerità di un’amicizia lontana, per il calore delle braccia di un fratello, per la gioia di vedere chi ti sta accanto, per le serate allietate dal miagolio di un micio. Ringraziare voglio per la paura che ci renderà più uniti, per la fragilità che ci renderà più forti, per queste notti buie, che il sole faranno splendere. Ringraziare voglio la Madre Terra, che ci dà una casa, in questo momento in cui siamo spaesati (Miriam Sereni, 12 anni).