Papa Francesco e la diocesi di Rieti: un legame speciale

La notizia della morte di papa Francesco arriva con il peso delle cose che si spera sempre di non leggere, anche quando se ne intuisce la possibilità. Il dolore si mescola allo smarrimento, e insieme alla preghiera si fa largo un sentimento più forte: la gratitudine. Gratitudine per l’esempio, per le parole, per i gesti. E per un legame che nella nostra Chiesa reatina è stato più che simbolico: fatto di presenze, visite, abbracci e lettere che hanno segnato un cammino condiviso.

«Siamo certi che non smetterà di accompagnarci», scrive il vescovo Vito, nella nota in cui affida al silenzio e alla fede il saluto al pontefice scomparso. È una certezza che nasce dall’esperienza: papa Francesco non è stato solo un riferimento lontano, ma una presenza concreta. Ha camminato tra le nostre macerie e i nostri santuari, ha parlato con noi e di noi, ha lasciato parole che continueranno a guidarci. Il ricordo delle sue visite – da Amatrice a Greccio, a Borgo San Pietro – e delle udienze che ha concesso in vari momenti ai reatini non è un esercizio di memoria, ma un modo per custodire quella “forza provocante del Vangelo” che lui ha saputo incarnare.

A queste tracce vogliamo ora tornare, nella convinzione che non parlino solo del passato, ma ci aiutino a vivere meglio il presente e il futuro.

La storia di affetto e vicinanza tra Papa Francesco e la Chiesa reatina inizia con una sorpresa. Il 4 gennaio 2016 il Pontefice si presentò in forma privata al Santuario di Greccio, senza alcun preavviso, cogliendo di sorpresa persino i frati. Oltre a raccogliersi in preghiera nella grotta del Primo Presepe, Francesco salutò oltre cento giovani riuniti alla vicina Oasi Gesù Bambino per il meeting diocesano, intrattenendosi con loro in un clima di festa. Fu un momento semplice ma emblematico: in quell’eremo caro a san Francesco d’Assisi, il Papa argentino manifestava già la sua attenzione paterna verso la “terra reatina” e le sue radici spirituali.

Pochi mesi dopo, nell’agosto 2016, il Papa tornò in territorio reatino per un’altra visita riservata, stavolta sulle tracce di antiche sante. Accompagnato dal vescovo Domenico Pompili, visitò prima il convento di San Francesco a Carsoli (al confine abruzzese) e poi il Monastero di Santa Filippa Mareri a Borgo San Pietro, dove vivono le suore francescane. In questa tappa nascosta tra i monti e affacciata sul lago del Salto, Francesco condivise momenti di preghiera e semplicità con le religiose, quasi a voler abbracciare anche il volto contemplativo e umile di quella diocesi. Nessun annuncio ufficiale, nessuna folla: solo la normalità di un pranzo in comunità e la gioia incredula delle suore per quell’ospite inaspettato, ulteriore segno della familiarità che il Papa stava intrecciando con Rieti.

Poco dopo, la diocesi di Rieti fu colpita dal dramma del terremoto del 24 agosto 2016. In quella notte terribile, interi paesi – Amatrice, Accumoli, e tante altre località e frazioni montane – furono devastati. Papa Francesco manifestò immediatamente la sua vicinanza: già nelle prime ore chiamò il vescovo Pompili per incoraggiarlo e pregò pubblicamente per le vittime. Ai funerali solenni dei caduti, celebrati ad Amatrice il 30 agosto, inviò il suo Elemosiniere, mons. Konrad Krajewski, a portare rosari benedetti per ogni famiglia colpita dal sisma. In quell’occasione l’elemosiniere trasmise a tutti la promessa del Pontefice: «Anche lui verrà», assicurò, confermando che il Papa avrebbe visitato personalmente le zone terremotate appena possibile.

La promessa non tardò ad avverarsi. Il 4 ottobre 2016, festa di San Francesco, Papa Bergoglio si recò in forma privata tra le macerie di Amatrice e dei paesi vicini, accompagnato da mons. Pompili. Entrò nella scuola provvisoria in container a San Cipriano, abbracciò i bambini che gli regalarono disegni e, uscito tra la gente commossa, spiegò di aver atteso qualche settimana per non intralciare i soccorsi, ma di aver sentito fin dal primo momento di dover essere lì: «Vi sono vicino, prego per voi! Vicinanza e preghiera, questa è la mia offerta a voi… Andiamo avanti, c’è sempre un futuro», disse alla folla, invitando tutti a non perdersi d’animo. Il Papa volle spingersi fino alle “zone rosse”, sostando in silenzio davanti alle rovine e pregando per i defunti. Accanto ai Vigili del Fuoco, rivolse parole di gratitudine a chi scavava tra i detriti, stringendo le mani agli squadroni di soccorso. Quindi raggiunse anche gli anziani ricoverati nella struttura sanitaria di Borbona, pranzando con 60 sfollati, e proseguì verso Accumoli per pregare davanti alla chiesa distrutta di San Francesco. Quella giornata intensa si concluse con ulteriori tappe nei paesi colpiti, come un pellegrinaggio silenzioso tra le ferite dell’Italia centrale. Tutto il percorso fu compiuto in auto e in semplicità, senza clamore, segnando però indelebilmente il cuore dei reatini con la presenza consolatrice del loro Papa pastore.

Nei mesi successivi, Francesco continuò a far sentire concretamente il suo sostegno a quelle comunità provate. Il 5 gennaio 2017 invitò in Vaticano i sopravvissuti del sisma per un’udienza speciale, e pochi giorni dopo – il 14 gennaio – celebrò personalmente un battesimo collettivo per i 13 bambini nati dopo il terremoto, accolti con le loro famiglie nella cappella di Casa Santa Marta. In una cerimonia semplice, accompagnata dai vagiti dei piccoli, il Papa tracciò per ciascuno il segno della croce, spiegando ai genitori che «questa è la nostra vittoria»: la fede che ci fa risorgere anche dalle macerie. Con gesti come questo, Papa Francesco mostrava «ancora una volta la sua vicinanza alle popolazioni del terremoto». E alla vicinanza spirituale unì anche gesti creativi di carità: nel febbraio 2017 fece sapere di aver incaricato l’Elemosineria di acquistare grandi quantità di prodotti tipici dalle aziende agricole di Amatrice e dintorni, per donarli alle mense dei poveri di Roma. In tal modo aiutò i piccoli produttori locali, incoraggiandoli a non chiudere nonostante le difficoltà post-sisma, e allo stesso tempo portò sulle tavole dei bisognosi il frutto solidale di quella terra ferita. Anche attraverso il cibo condiviso, il Pontefice intendeva unire le persone e tenere viva la speranza, perché – come ama ripetere – «quando non si guadagna il pane, si perde la dignità».

Negli anni seguenti Papa Francesco ha continuato a coltivare uno speciale legame pastorale con la diocesi reatina, intrecciando il ricordo del dolore con segni di speranza. Proprio ad Amatrice nacque infatti, su impulso del vescovo Pompili e dell’attivista Slow Food Carlo Petrini, un progetto di rinascita ispirato all’enciclica Laudato si’, il documento bergogliano sull’ecologia integrale. Nel 2017 vennero fondate le “Comunità Laudato si’”, piccoli gruppi locali impegnati a promuovere stili di vita sostenibili e un’ecologia integrale, secondo il messaggio sociale ed ambientale di Papa Francesco. L’idea – concepita simbolicamente ad Amatrice – si diffuse rapidamente ben oltre il Reatino, aggregando scienziati, giovani e famiglie attorno alla cura del creato e dei poveri. Il Papa ha seguito con attenzione questa iniziativa “dal basso”: nell’aprile 2018 una prima delegazione di aderenti fu accolta in Vaticano, e l’anno successivo Francesco inviò un messaggio speciale al Forum delle Comunità Laudato si’ tenuto proprio ad Amatrice. In quella lettera, letta il 6 luglio 2019 tra le tende della cittadina martoriata, il Pontefice definì «un segno di speranza» ritrovarsi ad Amatrice – il cui ricordo rimaneva «sempre presente» nel suo cuore – per denunciare insieme gli squilibri che devastano la nostra casa comune. Da quel luogo ancora in ricostruzione, osservò il Papa, si leva un monito forte: i poveri pagano il prezzo più alto delle devastazioni ambientali, perché le ferite inflitte al creato sono ferite inflitte all’umanità indifesa. Parole intense, che collegavano idealmente le macerie del terremoto alle ferite del pianeta, unendo vicinanza e profezia. Nel 2020, poi, l’emergenza Covid impedì il consueto raduno annuale delle Comunità Laudato si’ ad Amatrice; Papa Francesco volle supplire ricevendo personalmente circa 250 membri del movimento in udienza privata il 12 settembre 2020. In Aula Paolo VI, alla presenza commossa di quella piccola “Chiesa verde” nata nel Reatino, il Pontefice rinnovò il suo appello per una conversione ecologica dal cuore dell’uomo alla società, confermando l’attenzione già mostrata con il denso Messaggio di indirizzo, apprezzamento e saluto inviato l’anno prima. In quello stesso mese vide la luce il libro Terra Futura, dialogo tra Francesco e Petrini in cui le Comunità Laudato si’ vengono citate come esempio concreto di quell’alleanza tra fede, scienza e impegno civile auspicata dall’enciclica. Anche su questo fronte, dunque, Papa Francesco ha sostenuto con convinzione il cammino peculiare della diocesi di Rieti, in prima linea nel diffondere il messaggio di Laudato si’.

Un altro tassello significativo di questo rapporto privilegiato è legato al presepe, simbolo per eccellenza della valle reatina. Non va dimenticato che Greccio – nel territorio di Rieti – fu teatro nel 1223 del primo presepe vivente della storia, voluto da san Francesco. Proprio richiamandosi a quella tradizione, l’8 dicembre 2019 Papa Francesco pubblicò la Lettera Apostolica Admirabile signum, sul significato e il valore del presepe. Per sottolineare l’importanza dell’evento, il Papa scelse di firmare la Lettera proprio a Greccio, durante una visita domenicale compiuta il 1º dicembre 2019. Quel pomeriggio, tornato nel santuario incastonato tra le rocce, Francesco sostò in preghiera nella grotta di Betlemme rievocata da san Francesco e poi celebrò l’evento circondato dai fedeli reatini, parlando della bellezza disarmante del Bambino deposto nella mangiatoia. La scelta di Greccio non sfuggì a nessuno: fu un gesto carico di significato spirituale e pastorale. Il vescovo Pompili lo interpretò come «l’ennesima attenzione alla terra reatina e alla sua genuina matrice francescana» da parte del Pontefice. Nelle stesse ore in cui la diocesi rievocava la Regola di san Francesco (anch’essa redatta nella valle reatina, a Fontecolombo, nel 1223), inaugurando la terza edizione del progetto “La Valle del Primo Presepe”, il Papa venuto “dalla fine del mondo” confermava con la sua presenza l’affetto per questa culla di spiritualità francescana. Nel firmare Admirabile signum a Greccio, Francesco ha indicato al mondo intero il presepe come semplice e incantevole annuncio del Vangelo e insieme ha reso omaggio al luogo in cui tutto ebbe inizio, rinsaldando un legame di reciproca stima con la Chiesa reatina.

Nel quadro di questo legame spirituale e simbolico con la Valle Santa reatina e con la tradizione francescana, si colloca anche l’udienza speciale che papa Francesco ha concesso il 31 ottobre 2022 al Coordinamento ecclesiale per l’VIII Centenario Francescano. Nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Pontefice ha accolto oltre duecento rappresentanti della Famiglia Francescana – frati, suore, membri dell’Ordine Francescano Secolare – insieme ai vescovi delle diocesi coinvolte nel ciclo degli ottocentenari francescani 2023–2026, tra cui la diocesi di Rieti. In quell’occasione il Papa ha invitato tutti a vivere questo cammino non come una celebrazione del passato, ma come un’opportunità per «tornare a Cristo», sull’esempio di Francesco d’Assisi, nella scelta della povertà, della fraternità e dell’annuncio del Vangelo.

Con uno sguardo profetico, papa Francesco ha esortato i presenti a non trasformare le commemorazioni in eventi culturali autoreferenziali, ma a viverle come momenti di rinnovamento ecclesiale e missionario, in particolare nella cura dei poveri e del creato. L’incontro ha rappresentato un ulteriore riconoscimento della centralità spirituale della Valle Santa reatina, che custodisce luoghi come Greccio e Fontecolombo, essenziali nel percorso biografico e teologico di san Francesco. In quella cornice, la diocesi di Rieti ha portato non solo la sua memoria storica, ma anche le esperienze vive di fede maturate nel tempo, trovando nel Papa un interlocutore partecipe e attento.

Questa sintonia sul filo del francescanesimo si è espressa anche visibilmente in un Natale più recente. Nel 2023, infatti, la Diocesi di Rieti è stata invitata ad allestire il Presepe di Piazza San Pietro in Vaticano, nell’ambito delle celebrazioni per gli 800 anni dal primo presepe realizzato dal Poverello. Un maestoso albero dal Piemonte e una natività artistica dal Reatino hanno adornato il cuore della cristianità: Piazza San Pietro si è trasformata in una ideale Greccio, con scene e personaggi ispirati alla rappresentazione francescana del 1223. Per l’occasione, il 9 dicembre 2023 Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata le delegazioni di Rieti e di Saluzzo, giunte a Roma per la presentazione ufficiale dei doni natalizi. Alla presenza del vescovo Vito Piccinonna – nel frattempo succeduto a Pompili – e di varie autorità locali, il Papa ha espresso gratitudine per questo dono “dal presepe al presepe”: la valle di Greccio offriva simbolicamente il proprio tesoro al Vescovo di Roma, in segno di unità nella fede e nelle tradizioni. Subito dopo quell’udienza mattutina, nel pomeriggio il presepe reatino è stato inaugurato e benedetto ufficialmente in piazza, illuminando il Natale vaticano con la luce semplice di Greccio. Anche questo evento, altamente simbolico, testimonia la continuità di attenzione riservata da Papa Francesco alla Chiesa di Rieti: una piccola diocesi che, pur ferita dal sisma, ha molto da offrire in termini di spiritualità, cultura e speranza.

Chiamato mons. Pompili alla guida pastorale di Verona, Papa Francesco ha mostrato subito grande benevolenza verso mons. Vito Piccinonna, nominato alla sede episcopale reatina nel novembre 2022. Poco dopo l’ingresso in diocesi, il Pontefice lo ha ricevuto in udienza privata in Vaticano. Il 25 marzo 2023 il Pastore reatino ha potuto intrattenersi a lungo col Santo Padre in un dialogo filiale e gioioso, ringraziandolo per la fiducia e chiedendo la sua benedizione su tutta la Chiesa reatina. Il Papa lo ha incoraggiato a vivere il ministero episcopale come un servizio generoso, nello spirito missionario indicato dall’Evangelii gaudium. Al termine dell’incontro, il nuovo vescovo – visibilmente emozionato – ha testimoniato la propria gratitudine a Dio per quel momento e ha assicurato a Francesco la preghiera di tutta la diocesi, definendolo un padre che ascolta e condivide le gioie e le speranze del suo popolo.

Nemmeno gli impegni globali del pontificato e gli inciampi della salute hanno impedito a Francesco di rivolgere uno sguardo particolare a Rieti nelle occasioni significative. Nel marzo 2025, all’apertura dell’Anno Santo, la diocesi reatina si è recata in pellegrinaggio giubilare a Roma, guidata da mons. Piccinonna insieme a numerosi sacerdoti, religiosi e fedeli laici. Non potendo incontrarli di persona (trovandosi in convalescenza poco dopo aver lasciato il Policlinico Gemelli), Papa Francesco ha comunque voluto inviare un messaggio speciale ai 1700 pellegrini reatini riuniti a San Pietro. In questa lettera – datata 29 marzo 2025 – il Pontefice saluta con gioia il vescovo Vito e tutta la comunità diocesana, in particolare gli anziani e i malati che offrono le loro sofferenze per il bene della Chiesa. Auspica che la visita alle tombe degli Apostoli e il passaggio attraverso la Porta Santa rafforzino la fede dei reatini e li aiutino a comprendere sempre più l’amore di Dio, “sorgente della vera gioia”. Soprattutto, li incoraggia ad essere ogni giorno testimoni di speranza nei diversi ambiti di vita, contribuendo a edificare un mondo più fraterno e solidale. Infine chiede loro di non cessare di pregare per lui, invocando su tutti la materna protezione della Vergine Maria e di santa Barbara – patrona della città di Rieti – e impartendo di cuore la Benedizione Apostolica. Anche in assenza fisica, Papa Francesco ha fatto sentire la sua voce di pastore e confermato nella fede il popolo reatino in cammino giubilare.

Ripercorrendo questi eventi, emerge con chiarezza la profondità e continuità della relazione tra Papa Francesco e la diocesi di Rieti. Dalla prima visita a Greccio – quasi a suggellare il legame con Francesco d’Assisi – fino alle più recenti parole di speranza per il Giubileo, il Pontefice non ha mai fatto mancare il suo abbraccio a questa comunità locale. Ha pianto con essa nelle ore del dolore e ha gioito delle sue rinascite; ne ha valorizzato i tesori spirituali (il presepe, i santuari, le figure di santità) e ne ha condiviso le sfide pastorali e sociali (la ricostruzione post-terremoto, la custodia del creato, il rinnovamento missionario). In Papa Francesco i reatini hanno riconosciuto un padre presente e solidale, capace di gesti umili e sorprendenti – come bussare alla porta del loro eremo o battezzare i loro neonati dopo la tragedia – ma anche di orientamenti profetici, capaci di dare significato e direzione al cammino di tutta la Chiesa locale. Quella tra il Vescovo di Roma e la diocesi di Rieti è, in fondo, una storia di reciproca carezza: il Papa che si china sulle ferite e sulle speranze di un piccolo gregge appenninico, e questa Chiesa particolare che, attraverso le sue iniziative e fedeltà, continua a ricordare all’intera cattolicità le radici vive del Vangelo. È un’amicizia spirituale che dura da anni, e che continua ad arricchire il pastore e il suo popolo. Un dialogo fatto di testimonianze, gesti e parole, destinato a lasciare un segno nella memoria ecclesiale. In un mondo spesso distratto e frammentato, la valle reatina e papa Francesco continuano idealmente a camminare insieme. È un modo silenzioso ma concreto di dire che la fede può sempre farsi prossimità, cura e fiducia condivisa.