Maria stava. E ci insegna a restare

La liturgia del Venerdì Santo è sempre un luogo di silenzio denso e nudo, dove le parole si fanno essenziali, e i gesti — come la prostrazione iniziale — parlano per tutti. In Cattedrale, al cospetto della croce, la comunità ha vissuto il cuore della Pasqua nel giorno che ne sembra il punto più lontano. Lo ha ricordato il vescovo Vito all’inizio dell’omelia: «Stiamo celebrando già la Pasqua del Signore. Da ieri, con la Cena del Giovedì. Oggi, nella Passione. In attesa della Veglia, un unico giorno, una sola azione che attraversa il buio e la luce».

Dalla mattina, la giornata del Venerdì è stata segnata da passaggi di senso. Come la Via Crucis nel primo pomeriggio ad Accumoli, in quel crinale fragile e ferito dove la croce trova ancora il suo posto tra le pietre cadute e la fatica della ricostruzione. Poi il ritorno in città, per l’Azione liturgica in Cattedrale e la successiva Via Crucis. Tra i due momenti, il vescovo sarà con la comunità ucraina presente a Rieti, raccogliendo il dolore di un popolo che vive il Venerdì in forma continuata, sotto il peso della guerra.

Durante l’omelia, don Vito ha richiamato l’atteggiamento di Gesù nella narrazione giovannea della Passione: non un Gesù travolto dagli eventi, ma un uomo che resta “signorile”, regale, perché radicato in un amore che non arretra. «La sua – ha detto – è la regalità dell’amore, che fa strada».

Ma è su Maria che si è concentrato l’ultimo passaggio della riflessione, lasciando un’immagine forte da portare via con sé. «Maria stava», ha ripetuto. Non accasciata, non disperata, ma in piedi. «Non c’è più Gesù, la speranza fatta carne, i discepoli sono fuggiti. Eppure lei resta, e custodisce». Anche quando tutto sembra smentire le promesse dell’angelo, lei non si ritira. È la figura della speranza che non cede nemmeno al vuoto. “Una speranza contro ogni speranza, e per questo – ha concluso il vescovo – una speranza affidabile».

A sera, sarà di nuovo la Via Crucis a raccogliere il filo di questo giorno lungo e teso. Anche qui, come ad Accumoli, come nella preghiera con gli ucraini, si camminerà sotto la croce. Ma non da soli. La speranza, ha detto il vescovo, è «una fontana vivace», e Maria ne custodisce la sorgente. Basta seguirla.