«Fratelli tutti»: cattolici e ortodossi riuniti in Cattedrale in nome dell’unità tra i cristiani

Padre Holban: «Che frutti portiamo?»

È stata la parabola della vite e dei tralci a offrire lo spunto a padre Constantin Holban e al vescovo Domenico in occasione dell’incontro ecumenico di preghiera svolto domenica sera in Cattedrale. Un appuntamento compreso nella Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, vissuta quest’anno sul tema “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”.

«Una Parola bellissima», ha notato il sacerdote ortodosso, che ha voluto innanzitutto sottolineare l’invito del Signore: quel «Rimanete nel mio amore» che si ottiene osservando i suoi comandamenti. Il compito non è facile, ma è questo che ci rende suoi discepoli.

«Gesù – ha aggiunto padre Constantin – ci ha amato fino alla fine, soffrendo fino alla morte dolori indescrivibili: perché ha dovuto affrontare tutto questo? Perché portava tutta l’umanità nel suo cuore. Ha voluto soffrire come un essere umano, ha voluto essere come noi».

Anche a questo legame allude l’immagine dei tralci uniti alla vite. Come i tralci ricevono la linfa, anche i cristiani ricevono da Cristo la vita. Non a caso, i frutti che danno i tralci li attribuiamo alla vite. «Ma noi, che tipo di frutti portiamo?».

«Se guardiamo attorno a noi – ha proseguito padre Constantin – la vita non è più così cristiana». Ma proprio per questo acquisisce valore l’esempio. Perché è vero che il catechismo viene preso dai bambini come la storia e la geografia, e una volta adolescenti non vanno più in chiesa… ma è possibile che i frutti matureranno quando saranno adulti, quando avranno una famiglia». L’esempio necessario è quello di essere uniti a Cristo in tutta la giornata: «Il frutto dell’amore è una testimonianza anche davanti al mondo».

“Chi non rimane in me viene gettato via e si secca”: «sono parole veramente dure!», ha concluso padre Constantin, ma non senza ricordare che essere acquisiscono un significato autentico solo insieme a quelle che seguono, “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato”. «Beato quel servo che anche di notte sarà trovato dal padrone e lui aprirà, sarà messo a tavola e il Signore lo servirà. Sarà bellissimo!»

Il vescovo Domenico: «riscoprire cosa vuol dire essere fratelli, essere prossimi, essere amici»

Dopo aver ringraziato padre Constantin Holban per aver commentato le letture, è stato il vescovo Domenico a riflettere sul tema dell’unità dei cristiani, al loro ritrovarsi attorno alla radice comune. Le differenze, ovviamente, ci sono, ma anche la necessità della convergenza: «Scandalizza – ha notato mons Pompili – vedere che i cristiani non sono tra di loro uniti, ma separati. Ciò che si aspetterebbe dai cristiani è proprio la prova dell’unità».

Un obiettivo verso il quale può essere una valida guida l’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco. Dal testo don Domenico ha tratto tre indicazioni: la prima riguarda la differenza tra fraternità e fratellanza. «La fratellanza – ha spiegato – è quella della Rivoluzione francese, nasce dal basso, ha a che fare con il riconoscere a ognuno di essere uomo e donna come noi, ma spesso finisce per creare discriminazioni. La fraternità, nasce invece dall’alto, dall’essere figli dello stesso Padre, ed è questo che ci fa uniti».

Il secondo spunto sta nella differenza tra vicino e prossimo: «vicino è chi sta vicino a me fisicamente, prossimo e colui verso il quale io mi muovo. Oggi siamo vicini, ma non prossimi, i cristiani sono quelli che si fanno prossimi, che vanno verso, che non si chiudono, non si isolano, non si separano».

Un’ultima utile distinzione è quella tra socio e amico: «I soci sono quelli in affari, che stanno insieme per un obiettivo da raggiungere, di solito economico. Chi fa il socio è sì unito, ma per interesse. Ben altro è l’amico, che è unito all’altro in nome della gratuità e della fiducia reciproca».

Di qui l’invito del vescovo a pregare «perché il Signore ci dia unità e ci faccia scoprire che cosa significa per noi essere fratelli, essere prossimi, essere amici».