Domenica delle Palme: la processione, la passione, la prossimità

La Settimana Santa si è aperta a Rieti con la celebrazione della Domenica delle Palme, presieduta dal vescovo Vito. In un clima di intensa partecipazione, i fedeli delle parrocchie del centro cittadino si sono ritrovati in piazza Mazzini, antistante la Basilica di Sant’Agostino, per il rito della benedizione delle palme. Da lì, in processione, senza farsi intimorire da un accenno di pioggia, la comunità si è mossa verso la Cattedrale, dove mons. Piccinonna ha presieduto la liturgia eucaristica.

Un percorso fisico che è anche segno del cammino interiore con cui si entra nei giorni centrali della fede cristiana. La domenica “delle Palme e della Passione del Signore”, come ha ricordato don Vito, non è solo l’eco di un gesto festoso compiuto duemila anni fa. È la soglia di un’esperienza che chiede di essere attraversata: «Siamo entrati come da una porta con questo gesto commemorativo delle Palme – ha detto – ma siamo disposti ad andare a vedere dove finiscono i passi del nostro Dio per amore?».

L’omelia si è nutrita di memoria e stupore. Il vescovo ha raccontato il primo incontro con il racconto della Passione non attraverso i commenti dei teologi, ma attraverso «gli occhi lucidi di mia nonna, di alcuni adulti della mia comunità parrocchiale, di ammalati che sperimentavano qualcosa di grande, quasi compartecipando a questa passione». A questi occhi si rivolge anche oggi lo sguardo dei bambini, “che imparano da noi adulti, ma che ci insegnano a nostra volta”.

Nel racconto di Luca, ha osservato, c’è una tensione drammatica tra vicinanza fisica e distanza interiore: «Ci sono i dodici, così intimi a Gesù, che si riveleranno lontani. E ci sono figure apparentemente marginali, come uno dei ladroni, che diventano infinitamente vicine». La passione, ha sottolineato ancora, «non è solo sofferenza e chiodi: è anzitutto una voglia smisurata di amore. È Dio che si espone per amore nostro».

Accanto alla riflessione spirituale, non è mancato il riferimento all’attualità. «Questa notte – ha detto il vescovo – è stato abbattuto l’ennesimo ospedale a Gaza. Altro che Calvario. E noi? Possiamo contemplare le immagini sacre e restare indifferenti dinanzi a tanti Cristi morti che pendono da infinite croci?». Di fronte al dolore, ha proseguito, non sempre possiamo fermare la guerra o guarire le malattie. Ma possiamo esserci, diventare «angeli in carne e ossa», presenza che consola, che accompagna, che ricorda a ciascuno: «Sei amato».

Ed è proprio questa l’urgenza che ha voluto condividere: «La paura più grande non è solo non arrivare a fine mese. È non sentirsi amati. E se per qualcuno è solo un timore, per molti è realtà».

Con la Domenica delle Palme si apre dunque un tempo di silenzio e ascolto, un invito a riconoscere «la dolcissima vulnerabilità del Figlio di Dio» come scuola per diventare più umani.

Il calendario liturgico prevede, tra i momenti più significativi, la Messa del Crisma di mercoledì 16 aprile alle ore 18 in Cattedrale, che vedrà riunito il presbiterio diocesano attorno al vescovo per il rinnovo delle promesse sacerdotali e la benedizione degli oli santi. Un appuntamento a cui il vescovo invita caldamente i fedeli, come segno di comunione e partecipazione alla vita della Chiesa.

Poi il triduo: la Messa nella Cena del Signore che vedrà don Vito insieme ai detenuti nella Casa Circondariale, la Celebrazione della Passione con la Via Crucis del Venerdì Santo, la Veglia pasquale nella Notte Santa. Giorni densi, che non si limitano a riti da seguire, ma chiedono di essere abitati come spazio di conversione, di speranza, di prossimità.

In fondo, ha ricordato il vescovo, non è questione di capire tutto: «Basta sentire il battito di questo amore che ci attraversa. E farlo sentire anche a chi, attorno a noi, vive nel deficit di amore».