Con il partecipato incontro di domenica 11 maggio al Centro pastorale di Contigliano si è chiuso un tratto importante del cammino formativo rivolto agli operatori pastorali della diocesi di Rieti. Un pomeriggio intenso, che ha segnato la conclusione del primo anno del percorso triennale dedicato alla vita interiore: un anno per imparare ad abitare il proprio cuore, per lasciarsi interpellare dallo Spirito, per ritrovare il centro del proprio agire ecclesiale.
«La vita spirituale è vivere una relazione» ha ricordato don Paolo Maria Blasetti aprendo l’incontro, sottolineando che «la prima delle dimensioni è quella dello stare, del vivere». Un invito a non lasciarsi travolgere dalle urgenze pastorali, ma a tornare all’essenziale: il legame vivo con Dio. Prima ancora delle tecniche, delle strategie, delle programmazioni. Perché, come ha ribadito anche padre Gaetano Piccolo nel suo intervento, «non è possibile avere una vita spirituale senza ascoltare quello che Dio mi sta dicendo e quello che sta avvenendo in me».
L’incontro si è aperto con un momento di preghiera comunitaria curato da padre Ezio Casella, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano. Il canto e le parole del Salmo 22 («Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla») hanno introdotto i presenti in uno spazio di fiducia, aprendo il cuore all’ascolto.
Don Paolo ha poi offerto una riflessione sul senso del camminare insieme come popolo di Dio: «La riconciliazione non è la negazione delle diversità, ma la loro trasformazione in famiglia», ha detto citando Antonio Spadaro, per evocare una Chiesa che vive la comunione senza uniformità.
Il cuore dell’incontro è stato l’intervento di padre Gaetano, che ha condotto i partecipanti a riflettere sul discernimento spirituale. Dopo aver esplorato nei mesi precedenti i desideri, gli affetti, la crescita interiore, le regole per il discernimento, questa sesta tappa ha affrontato un nodo decisivo: distinguere tra il bene autentico e ciò che solo ne ha l’apparenza.
«Il Nemico, quando trova una persona che cerca sinceramente la volontà di Dio, non si presenta più con cose cattive, ma prova a ingannare con ciò che appare buono» ha spiegato il gesuita, con tono diretto e coinvolgente. È qui che entra in gioco la regola più sottile: «Non basta che una cosa sia buona. Occorre chiedersi: è buona per me, in questo momento della mia vita?».
A rendere ancora più chiara questa dinamica, un piccolo momento teatrale, costruito con la collaborazione di suor Patrizia Cimmino: a essere messi in scena sono stati gli inganni dell’angelo di luce, quella forma di seduzione spirituale che si traveste da virtù per portare fuori strada. «Il Nemico agisce anche sulle nostre virtù – ha detto padre Gaetano – portandole all’eccesso. Per questo, ognuno di noi deve conoscere la propria virtù caratteristica e fare attenzione: proprio lì potrebbe insinuarsi la tentazione».
Il Vangelo del grano e della zizzania, già evocato nei precedenti incontri, è riemerso come icona evangelica del cammino: il bene e il male crescono insieme, anche dentro di noi, e non sempre è facile distinguerli. Solo uno sguardo profondo, nutrito dalla preghiera e dalla relazione viva con Dio, può orientare con sicurezza il nostro agire.
«Il discernimento personale viene prima di ogni altro discernimento» ha sottolineato il vescovo Vito concludendo l’incontro. È da lì che nasce la capacità di accompagnare, di servire, di generare fiducia. Il vescovo ha poi ringraziato padre Gaetano per l’accompagnamento “non scontato” e profondamente ecclesiale, condividendo alcune notizie sulla vita della diocesi: l’incontro degli Esercizi di Laicità del 17 maggio all’Oasi di Greccio, la veglia di Pentecoste del 7 giugno in Cattedrale e il ringraziamento dell’Azione Cattolica di Betlemme per la raccolta fondi realizzata con l’Azione Cattolica di Greccio.
Questo primo anno di approfondimento rivolto a quanti sono impegnati nella pastorale si è chiuso con un rinnovato invito a vivere con maturità e consapevolezza la responsabilità del proprio servizio. «Il bene ricevuto non è solo per me, ma per la comunità», è l’orizzonte da abitare. Custodirlo è il compito che attende ciascuno nei mesi estivi, in vista della ripresa a ottobre, quando comincerà il secondo anno del percorso, dedicato alle dinamiche umane.

