È stata segnata ancora una volta da una grande partecipazione l’attività svolta domenica 6 aprile 2025 presso il Centro Pastorale diocesano di Contigliano, con il penultimo incontro del primo anno del nuovo ciclo formativo per gli operatori pastorali. A guidare il pomeriggio, come di consueto, è stato padre Gaetano Piccolo, gesuita e docente universitario, cui è affidato l’intero triennio di formazione. Ma il momento si è aperto, come sempre, con la preghiera comunitaria animata dal vescovo Vito, che ha poi offerto alcune parole introduttive e concluso i lavori con l’esortazione a incoraggiarsi a vicenda, «perché ciascuno di noi sa di trovarsi in un campo di battaglia. E se questo cammino non parte da una vita spirituale autentica, manca tutto».
Così, dopo il canto e la lettura del salmo 46, la preghiera iniziale ha invocato lo Spirito Santo affinché guidasse i presenti “alla verità tutta intera”, nel solco di un cammino giubilare che il vescovo ha richiamato con forza: «Siamo pellegrini di speranza – ha detto – e come tali chiediamo la grazia di lasciarci rinnovare interiormente».
Discernere per scegliere
A introdurre l’incontro è stato don Paolo Blasetti, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale, che ha richiamato il Vangelo di Matteo: “Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi?”. Una domanda che, secondo il sacerdote riguarda profondamente la Chiesa di oggi. «Il discernimento – ha sottolineato – non è un optional. È la postura normale del discepolo, perché non siamo esecutori di un manuale, ma collaboratori creativi dell’opera di Dio».
Il cuore dell’incontro è stato l’intervento di padre Gaetano Piccolo, centrato sulle regole del discernimento tratte dagli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Con stile diretto e coinvolgente, ha aperto la riflessione lasciando spazio a una sorta di dialogo teatrale interiore, curato dai responsabile della Pastorale Giovanile Emanuele e suor Patrizia, mettendo in scena i pensieri contrastanti che abitano anche chi si impegna nella Chiesa: «Chi te lo fa fare? Tanto non servirà a niente…», «Lo fai per orgoglio…». Un gioco di voci che ha strappato sorrisi, ma anche riflessione autentica.
Nel suo intervento, padre Gaetano ha ricordato che «il discernimento non si fa tra il bene e il male, ma tra più beni», sottolineando che «non tutto ciò che è buono è utile per il fine per cui siamo stati creati». Ha spiegato come il nemico agisca usando le nostre fragilità, e quando non riesce più a farlo, si serva persino delle nostre virtù, «portandole all’eccesso». Ha poi offerto una regola concreta, fondamentale per chi desidera crescere nel cammino spirituale: «Nella desolazione non si prendono decisioni. E soprattutto: non si cambia ciò che abbiamo deciso nel tempo della consolazione».
L’approccio ignaziano ha permesso ai presenti di comprendere che i sentimenti spirituali – consolazione e desolazione – non sono in sé indicatori buoni o cattivi, ma devono essere letti a partire dalla direzione del proprio cammino: verso Dio o verso il proprio io. Per rendere ancora più chiaro questo meccanismo interiore, padre Gaetano ha utilizzato una serie di esempi concreti e realistici, tratti dalla vita quotidiana e dal vissuto ecclesiale, che hanno favorito il coinvolgimento diretto dei partecipanti e suscitato una viva partecipazione. «Siamo tutti un campo di battaglia – ha ribadito – ma non siamo lasciati soli. Lo Spirito buono ci accompagna, anche quando sembra tutto buio».
Uno stile ecclesiale condiviso
Nella sua conclusione, il vescovo Vito ha rilanciato il senso del cammino comune, parlando dell’itinerario formativo come di «un’avventura comunitaria» in cui «ci sentiamo tutti in gioco, senza giocare». Ha ricordato le vittime del terremoto del 2016 e chiesto una preghiera per alcuni sacerdoti ammalati, sottolineando l’importanza di «non insegnare qualcosa in meno a questo mondo, ma qualcosa in più».
Tra gli annunci: il prossimo incontro è anticipato a domenica 11 maggio, ultima tappa del primo anno formativo. Il vescovo ha poi invitato i presenti alla Messa Crismale del mercoledì santo in Cattedrale, e alla partecipazione alle iniziative per il Giubileo degli adolescenti. Un segno concreto di quella Chiesa che deve discernere e decidere con coraggio.
La chiusura dell’incontro ha lasciato ai partecipanti parole semplici, ma dense: «Finché c’è fatica c’è speranza», ha ricordato il vescovo citando don Milani. Il discernimento, ha insegnato padre Gaetano, è un’arte che ha bisogno di ascolto, preghiera, esame interiore, accompagnamento. Ma anche di una promessa: che nessun tunnel è senza fine, e che la consolazione torna, se si ha il coraggio di resistere.

