È tornato sugli argomenti del suo Discorso alla Città, il vescovo Domenico, rivolgendosi ai fedeli riuniti in Cattedrale in occasione della solennità di santa Barbara. Il centro della riflessione è stato infatti l’educazione e non senza tracciare un parallelo tra il nostro tempo e quello della patrona. che «prese sul serio le parole di Gesù» riuscendo così a reagire «alla fatica e alla stanchezza della sua generazione».
Non senza difficoltà, ovviamente, perché le sue scelte furono duramente contestate, al punto da essere uccisa. Un’apparente prova di forza del padre che le tolse la vita, senza rendesi conto di essere il rappresentante di un mondo oramai in declino. Tra il III e il IV secolo dopo Cristo, cominciava ormai manifestarsi il declino demografico e l’imbarbarimento della cultura. «Anche oggi – ha sottolineato mons Pompili – la crisi demografica e quella educativa segnalano una crisi che – al netto del Covid – non è solo economica, ma spirituale».
E per venirne fuori «la vicenda di santa Barbara, ci offre almeno tre spunti validi per l’oggi».
Il primo è che servono maestri e a tal proposito il vescovo ha citato il vincitore del Global Teacher Prize, l’indiano Ranjittsinh Disale: «appena arrivato al villaggio, cui era stato destinato per la scuola femminile non si è scoraggiato: la scuola era una stamberga e una su dieci delle ragazze si recava saltuariamente a lezione per andare nei campi. Ha invece imparato il dialetto e ha cominciato a tradurre i libri di testo; poi – grazie alle tecnologie – ha sdoganato l’arte, la poesia, senza trascurare la matematica».
Il secondo è che più del fuoco può il coraggio: «È curioso quel detto che dice: “Si nasce incendiari e si muore pompieri”. In realtà, ci vuol poco a distruggere. Molto di più si richiede per costruire. Oggi la tendenza è a demolire. Ma chi ricostruisce poi? Santa Barbara si sottrasse alla follia di un impero economico e militare che non aveva alcun riguardo per la persona ed introdusse dentro una società in fiamme la libertà e la creatività».
Il terzo, infine, è che la fede è l’unico antidoto alla superstizione: «Ieri si chiamava ‘pax romana’, ma era un pugno di ferro. Oggi si chiama violenza, bullismo, razzismo. Santa Barbara è la giovane che si solleva contro il padre che non esita ad eliminarla. Sembra l’effetto di una società che pensa solo al presente cioè a se stessa e non si cura abbastanza di dare un futuro ai propri figli».
Come già nel Discorso alla Città, da ultimo mons Pompili ha voluto «guardare nella direzione di un maestro dei nostri tempi, mons. Chiarinelli, che è stato in mezzo a noi, come Gesù e Barbara, “mite e umile di cuore”».
La sua immagine, collocata la sera prima all’ingresso della Cattedrale, sta a ricordare che «se ai medici spetta salvare il mondo, ai maestri tocca salvare il futuro».

