Omelia in occasione dell’Ora media con la Consulta regionale della Pastorale della Salute

(1 Cor 12, 4-6)
30-10-2018

Diversità e unità è la provocazione dell’Apostolo Paolo nel breve frammento ascoltato. Nella Chiesa, dunque, a fronte di diversi carismi, ministeri e operazioni c’è un solo Spirito, un solo Signore, un solo Dio. Il richiamo Trinitario è forte, per quanto sotteso, e induce a pensare che la molteplicità dei doni va ricondotto sempre alla sorgente che è Dio stesso. Questa capacità di cogliere il molteplice nell’Uno ha una ricaduta speciale in ordine alla Pastorale della Salute che è chiamata a riconciliare tre aspetti. Il primo è la tensione tra la dignità e la cura; il secondo è il rapporto tra pubblico e privato, il terzo è la collaborazione tra Chiesa e altre realtà socio-assistenziali.

La dignità e la cura sono uno snodo prima teorico e poi pratico. Sappiamo bene che dietro la parola dignità negli anni scorsi si sono fatte battaglie aspre, ad esempio nella questione del testamento biologico. C’è del vero nel rispetto che si deve al paziente e alla sua autodeterminazione, ma sarebbe un grave errore dimenticare la cura che dice di una presa in carico che mette il soggetto all’interno di una relazione necessaria. La tensione che è nelle cose si risolve nel concreto, assicurando una vicinanza che sappia discernere con competenza e umanità quello che è giusto fare ‘qui e ora’.

Il pubblico e il privato sono un’altra tensione che non può essere eliminata, ma che si va rafforzando in una società complessa e specializzata. L’attenzione deve essere posta anzitutto sui crescenti standard di umanizzazione all’interno della realtà pubblica, garantendo un servizio di prossimità nelle Asl. Ciò non toglie che si debbano coltivare rapporti frequenti e collaboranti anche rispetto a tutte quelle realtà che vengono incontro al malato nel territorio (case di cura, case di riposo, hospice…).

Infine, la collaborazione con tutti quelli che hanno a cuore le sorti del malato, induce ad allacciare sane alleanze con chi nel mondo del volontariato si distingue per presenza e azione.

Ciò che rende possibile il superamento del molteplice a favore dell’Uno è la percezione cristiana che dietro all’ammalato ci sia un appello che muove da Dio stesso. È questo sguardo profondo che non riduce il nostro impegno alla semplice cura biologica ciò che consente alla Pastorale della Salute di essere un modo per evangelizzare la società in una delle sue frontiere decisive, quella della vita e della morte.