Omelia in occasione della veglia di Pentecoste

«Nel giorno del Signore soffia lo Spirito»
08-06-2019

«Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti». È questa la sconsolata constatazione di quanti assistono impotenti prima all’assedio di Gerusalemme e poi alla sua caduta, nell’estate del 586 a.C. Tra questi c’è Ezechiele che, tuttavia, non rinuncia a dar voce ad una speranza impossibile: «Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete». Ma cosa garantì in mezzo alla diaspora la permanenza della promessa e la tenuta del popolo? Il rispetto del giorno del sabato, al punto, che si è giunti ad affermare: «Non è tanto Israele che ha custodito il sabato, ma è il sabato che ha custodito Israele» (Achad Ha-Am).

La condizione della chiesa oggi appare sempre più quella di una minoranza inserita in un contesto non cristiano, in una sorta di dispersione che rende sempre più sfilacciato il tessuto comunitario e più forte la tentazione dell’assimilazione al mondo. La grande attenzione che Israele ha posto sul sabato ci insegna che l’osservanza del ‘giorno del Signore’ è elemento determinante per sfuggire alla mondanizzazione e per conservare e trasmettere la fede. Per questo, su consiglio di molti, si è scelta “la domenica” come il tema del prossimo Incontro pastorale (6-8 settembre). Siamo partiti – ricordate? – nel 2016 in pieno post-terremoto dalla triade “camminare-costruire-confessare” per ritrovare il ritmo della vita cristiana; quindi, ci siamo concentrati sui soggetti della vita cristiana, individuati nel dialogo intergenerazionale, riflettendo nel 2017 su: “Fede, giovani e discernimento vocazionale”. Infine, nel 2018, abbiamo colto – dopo il ritmo e i soggetti della vita cristiana – la sua missione e cioè: “La dimensione sociale dell’evangelizzazione”. Ora sostiamo sulla domenica, consapevoli che su di essa si gioca molto del futuro della chiesa e della fede! Senza la domenica, infatti, la fede rischia di perdere la sua dimensione comunitaria. Di più: senza la domenica è difficile ritrovare il giusto rapporto con il tempo che nella visione cristiana è ancora più importante dello spazio.

Qual è il nostro problema oggi? La corsa contro il tempo che ci fa dire: “Non ho tempo!”. Ma ciò equivale ad una patologia che è una forma di idolatria: non io ordino il tempo, ma il tempo schiavizza me. Già gli antichi chiamavano “otium” il tempo dedicato alla contemplazione, agli affetti, alla ricerca in contrapposizione al “negotium” degli affari, dell’avere e del possedere. Se sparisse la domenica non sarebbe solo un problema per i cristiani, ma per l’intera società. La domenica, infatti, «nel ritmo della nostra vita rappresenta ciò che non è funzionale, che non ‘serve a qualcos’altro’, ma che, al contrario, dà un senso a tutto il funzionale. La domenica rende già presente il compimento finale: è il simbolo della gratuità e della trascendenza. Alla domenica noi non siamo servi, ma signori, non siamo al servizio di qualche cosa, ma ci siamo, semplicemente» (E. Henau).