Omelia del vescovo al termine della Via Crucis nella sera del Venerdì Santo

Cattedrale di Santa Maria in Rieti
30-03-2018

Di recente due docenti, in un saggio scritto a quattro mani, hanno sostenuto che quando Cristo venne spogliato prima della crocifissione fu vittima di un atto di violenza. Insomma, anche Gesù avrebbe subìto molestie sessuali! Vien da chiedersi se si tratti solo dell’ultimo episodio dell’isteria collettiva che trova maniaci ovunque. Può, tuttavia, essere lo spunto non tanto per riscrivere la storia della crocifissione, quanto per interrogarci su una mancata rivoluzione, quella sessuale. «Il sesso ci è salito al cervello a tutti» (P. Cantalamessa) e – complice la tecnologia – rischiamo di essere dentro un vortice che mortifica l’espressione corporea dell’amore. Si moltiplicano i femminicidi, magari dopo aver consumato un rapporto; ma ancor prima si registra una serie di violenze dove il corpo è ridotto ad un oggetto e la persona del tutto ignorata. Sia chiaro, nessuno rimpiange il mondo fatto di divieti e di tabù. Non possiamo negare però che se una volta il sesso era una “mela proibita” oggi resta “una patata bollente”. Con un’aggravante che fa tornare indietro al paganesimo: sempre più spesso il sesso è solo un mezzo per far denaro. Da qui la parola greca porneia che significa impurità e fa riferimento a chi vende o svende se stesso.

Di fronte al corpo vergine del Maestro che è spogliato delle sue vesti in un gesto di estremo disprezzo, conviene riflettere su come risalire verso la sorgente dell’amore. La sessualità è un linguaggio coinvolgente ed esigente perché dietro ogni gesto corporeo si nasconde un’istanza più profonda che chiama a responsabilità. Certo non può mancare il piacere, ma se questo è l’unico obiettivo paradossalmente non lo si raggiunge e bisogna propiziarlo ad arte. Per vivere la bellezza dell’amore – è inutile negarlo – occorre anche passare dalla croce perché non sa dire di sì all’altro chi non sa dire di no a se stesso. Per questo, imparare ad amare non è mai un’opera che può dirsi compiuta. Mi lascia sempre pensare l’affermazione del Maestro: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra» per dire che in questo ambito nessuno può tirarsi fuori. Giacché non si nasce casti, lo si diventa, non senza sofferenza e cadute.

Chiediamo al Signore Gesù che ci doni i suoi occhi puliti e trasparenti. Solo così non ci accoderemo a quel conflitto tra i sessi che sta portando gli uni lontano dagli altri, preda contro predatore, seminando sofferenze e discordie fin dentro il nucleo familiare. Mentre Dio «ci ha fatti maschio e femmina a sua immagine e somiglianza».