Omelia del Giovedì Santo

(Es 12, 1-8.11-14; Sal 115; 1 Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15)
18-04-2019

«Li amò sino alla fine». Così lapidariamente l’evangelista Giovanni coglie il senso della cena che Gesù condivide coi suoi a ridosso della Pasqua. È una cena drammatica che si svolge in un tempo di buio e di paura, ma anche di intimità e di convivialità. Gesù, peraltro, sa perfettamente cosa lo attende. Forse pensa alla lapidazione più che alla crocefissione. Non indietreggia, tuttavia, anche se sa la sua vita in pericolo. Confida in Dio e basta. Addirittura, al cospetto del traditore si espone ad un estremo gesto di tenerezza e di consegna.

«Si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto». Sono 7 i verbi che in modo incalzante descrivono l’azione che lascia tutti sbigottiti. Non solo perché si è nel bel mezzo della cena e non all’inizio. Ma per quello che significa. Non un semplice atto di umiltà, ma un gesto profetico, che anticipa nel segno quel che sta per accadergli: cioè la sua morte e la sua resurrezione. Per questo a Pietro che si ribella precisa che non c’è niente da aggiungere. Tutto è puro e non si ha bisogno di altre abluzioni quando si arriva a questa perfezione dell’amore. Quando si va oltre la ragionevolezza e la giustizia, l’amore raggiunge il suo vertice e svela la sua cifra. «Mors tua vita mea!». È sempre stata la logica insuperabile dell’esperienza umana. Il Maestro capovolge questo assunto che è la terra su cui poggiamo i piedi. E ci svela un altro cielo, quello di Dio, che si sacrifica per l’uomo. Non è dunque l’uomo che fa sacrifici o si sacrifica per Dio, è Dio che si sacrifica per l’uomo.

«Dette queste cose, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Possiamo immedesimarci nei sentimenti che dilaniano il Maestro dinanzi a Giuda che sta per consegnarlo. Gesù, pure comprensibilmente rattristato, deluso e turbato, non smette di amarlo. E il boccone che offre a Giuda altro non è che il segno estremo di accoglienza e di amore totale. E qui si coglie la vulnerabilità dell’amore che si espone al rischio di essere usato e gettato via. Questo è anche il senso recondito dell’Eucaristia che è la geniale invenzione di una presenza che va oltre il tempo e si espone al fraintendimento e al disinteresse degli uomini. Nella preghiera silenziosa di queste ore chiediamo a Gesù che ci faccia comprendere la novità del Dio che si sacrifica come Agnello mansueto e così riapre la vita degli uomini dalla ristrettezza della sua meschinità.