Le esequie di padre Domenico Alfonsi, «uomo che ha amato e sofferto»

Ha preso in prestito le parole della Sacra Scrittura proclamate nella Messa del giorno, il vescovo Domenico, per ricordare il frate suo omonimo che stamattina, nella chiesa di San Francesco, è stato affidato al cielo nella liturgia funebre che monsignore ha concelebrato con alcuni presbiteri del clero diocesano e confratelli conventuali del religioso defunto.

«La familiarità con Dio e la sua potente intercessione è anche la singolare vicenda della beata Angela da Foligno che ha costituito la ragione di vita» di padre Domenico, ha detto monsignor Pompili, citando una frase che la santa francescana – della cui figura padre Alfonsi è stato il principale studioso – proferì dopo un rapimento mistico.

La grande mistica del Duecento dichiarata di recente santa da papa Francesco «fu l’oggetto dell’investigazione scientifica e spirituale» del sacerdote francescano reatino, ha detto ancora don Domenico, ricordando che egli «fu uno studioso di filosofia e non si ritrasse dall’interpretare la mistica di Foligno», e di lei in particolare «sottolineò nei suoi studi l’amore e il dolore, che sono stati anche i contrassegni della vicenda di questo autentico discepolo di san Francesco». Anche lui, infatti, ha ricordato il vescovo, «ha amato e sofferto», innanzitutto nel fisico, «ma senza mai allontanarsi dal desiderio di rendere familiare una figura di mistica cristiana», con quell’amore per le storie di santità che si era conquistato sul campo dedicandosi a santa Angela inizialmente solo per obbedienza, come ha rivelato, nel saluto rivolto all’inizio della celebrazione delle esequie, il ministro provinciale dei Frati Minori Conventuali, padre Franco Buonamano.

Questo suo amore per la santità, ha ricordato ancora Pompili, lo aveva portato anche a dedicare scritti ai santi venerati nel Cicolano, la sua terra natale, e a sollecitare e ottenere la proclamazione di un’altra donna nobile donna del Medioevo divenuta seguace della povertà francescana, santa Filippa Mareri, a patrona di questa zona.

Ai piedi della statua di sant’Antonio, ancora esposta nella chiesa in riva al Velino, familiari, confratelli e fedeli – tra cui i membri del Cenacolo spirituale legato a santa Angela da padre Alfonsi guidato come un vero padre, come ha voluto dire al termine della liturgia una rappresentante di tale gruppo – hanno così pregato per l’anima di questo prete e frate che tanto ha studiato e raccontato la vita dei santi, dicendo, ha concluso il vescovo, a lui «grazie per aver vissuto alla ricerca della santità cristiana che è la prova empirica che Dio si lascia incontrare e sa trasformare la vita di quanti ne incrociano il volto che diventa raggiante. Come quello di padre Domenico che ricordiamo sempre sereno e disteso. Aperto a Dio e agli uomini».