«Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie». La visione dell’Apocalisse evoca in modo simbolico il destino dell’umanità, alludendo ad una donna che sta per diventare madre. “Gli uomini sono figli delle donne, ma non sono come noi”, cantava sconsolata M. Martini anni fa. Ma resta vera una cosa che si dimentica facilmente: «solo con la donna l’uomo può generare, altrimenti può solo fabbricare» (C. Giaccardi).
Questa verità si chiama reciprocità e Maria ci aiuta a riscoprirla per distinguerla accuratamente dalla semplice complementarietà. Il femminile, infatti, non è una copia, un’estensione del maschile (addirittura un ‘maschio mancato’, come pure riteneva san Tommaso), ma è consustanziale all’umanità, in quanto immagine di Dio: l’uomo e la donna nel loro intreccio sono l’immagine di Dio. Complementarietà evoca, per contro, una semplice divisione dei compiti senza eliminare la divisione e, peggio, continuando a perpetuare le disuguaglianze (la dona lavora doppio!). Adamo ed Eva non sono due individui che poi si mettono in relazione, ma sono carne della stessa carne e danno vita ad una nuova esperienza. Il brano evangelico della Visitazione rende plasticamente questa energia vitale che si sprigiona da Maria che va presso la cugina Elisabetta. È il segno di una audacia, libera dal calcolo costi/benefici, tipico del maschile che si ritrova soltanto nell’espansione del sé ed introduce l’accoglienza dell’altro. Così si crea il miracolo della vita che si incontra e si moltiplica.
Se la complementarietà è all’insegna della divisione, la reciprocità è all’insegna dell’indissolubilità di ciò che è unito. I diversi non si contrappongono, né si fondono, ma restano in tensione, mai l’uno senza l’altro. Ed è proprio questa tensione che rende la vita dinamica, feconda e creativa. Se questo è vero dobbiamo trarne le debite conseguenze. La prima è che il femminile è alter e non aliud. Alter significa che è differente, ma non alieno. Dietro l’alieno si nasconde la perversione della complementarietà dominatrice e il rifiuto della differenza in nome di una neutralità che è l’effetto di una mancata custodia del nesso irrinunciabile tra maschile e femminile. La seconda conseguenza è vivere la reciprocità è la strada per imparare l’ospitalità e l’alterità che sono così necessarie per respingere ogni forma di intolleranza e di violenza.
Maria ci aiuti a comprendere la reciprocità che salva questa vita per sempre.