Quinta domenica di Quaresima – Anno A

(Ez 37, 12-14; Sal 130; Rom 8, 8-11; Gv 11, 1-45)
29-03-2020

«Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Non si danno pace i discepoli al pensiero che Gesù torni a Betania in soccorso di Lazzaro. Sarà, infatti, dopo questo ‘segno’ che i Giudei si decideranno a condannarlo a morte. Ciò nonostante, il Maestro non si sottrae ai doveri dell’amicizia e torna sui suoi passi. Il contrasto che da subito si fa chiaro non è tanto quello tra la vita e la morte, ma tra l’amore e la morte. Gesù dimostra la sua amicizia per Lazzaro non perché si commuove, ma perché va da lui in aiuto, sapendo che così facendo firma la sua condanna a morte. In questi giorni, in cui tutti ci sentiamo esposti, c’è gente che rischia sul serio per garantire i servizi essenziali e, soprattutto, per quelli che come operatori sanitari sono quotidianamente a contatto con le persone ammalate. Se per un istante dovessero venir meno questi ‘salvatori’ ognuno sarebbe abbandonato a se stesso. E tale situazione contingente fa emergere che la lotta non è tra la vita e la morte, ma quella tra l’amore e la morte.

«Gesù le disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà». Nel rispondere a Marta, il Maestro precisa la posta in gioco. Dinanzi alla morte non possiamo accontentarci di risposte generiche come la rimozione del suo pensiero, o soluzioni del tipo: “Alla fine si scompare nella natura”; oppure: “Si sopravvive nei discendenti”. È troppo poco. L’alternativa è un aut aut: o la risurrezione o il nulla. Gesù era un ebreo per i quali ciò che contava era la terra “di qua” e non il cielo “nell’al di là”. Col tempo però soprattutto nei Salmi emerge la persuasione che Dio non ci abbandona, come quando si prega: «Il Signore è il mio pastore. Non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi guida. Ad acque tranquille mi conduce. Se dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun male perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza». Che cosa venne al mondo con Gesù che è disceso nella morte ed è risorto dai morti? La speranza di non morire perché dire a uno “Ti amo” vuol dire “Tu non morirai”. Solo la fede ci dona questa speranza ed è la cosa più preziosa, anche per quando usciremo dal Coronavirus. Per questo si richiede non il coraggio, ma la fede.

Come si ricava dalla poesia che segue, intitolata: Non sono coraggiosa: «I coraggiosi sanno/ Che non risorgeranno/ Che su di loro non ricrescerà la carne/ Al nuovissimo mattino/ Che non ricorderanno più nulla/ Non incontreranno nessuno/ Che niente li aspetta, nessuna beatitudine/ Nessun supplizio/ Io, Non sono coraggiosa» ( M. L. Kasch-nitza 1901-1974).