«Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò». Viene descritto in questo modo “l’altro discepolo” che è identificato con il “discepolo che Gesù amava”. Più giovane di Pietro e, dunque, più veloce arriva per primo al sepolcro in quella mattina di Pasqua. Osserva quello che cade sotto il suo sguardo, nota quei teli, ma decide di non entrare per rispetto del più anziano, cui spetta la precedenza. In questa sequenza di verbi osservare, vedere, sostare c’è la progressione dei verbi del Natale che per essere interiorizzato ha bisogno di queste tre tappe.
Anzitutto, a Natale bisogna “osservare”, cioè avere contezza di quello che è accaduto 2000 anni fa in una sperduta località della Palestina, che era una piccolissima provincia dell’Impero romano. Ha dell’incredibile il fatto che ci siano alcune essenziali, ma affidabili prove dell’autenticità storica di Gesù, che non sarebbe stato degno di essere osservato se non fosse per una provvidenziale coincidenza, come quella di Plinio il giovane (61-113 d.C.) che fu legato pro pretore della Bitinia e del Ponto. Nella lettera 96 del suo epistolario Plinio informa che durante quel periodo si svolgevano processi contro i cristiani, di cui annota che erano soliti riunirsi prima dell’alba e intonare un inno a Cristo.
Il secondo verbo è “vedere”, che consiste nell’interrogarsi su quello che cade sotto i nostri sensi, cioè interpretare i dati di fatto, come i teli che sono posati di lato ordinatamente. È il segno di un fatto difficilmente spiegabile ma che costituisce un punto interrogativo. Come fanno tanti poeti che si interrogano sulla vita e sul suo significato.
Il terzo tempo è finalmente “contemplare”, cioè avere uno sguardo che vada oltre quello che si vede e si tocca lasciandosi sorprendere da Dio che si manifesta nelle forme più impensate. A condizione che il nostro cuore sia disposto ad aprirsi a Lui attraverso la sua parola, ma anche grazie ai molteplici segni che lascia sulla nostra vita.
San Giovanni è stato maestro di vita spirituale perché ha incontrato il Maestro e se ne è fatto discepolo al punto da sentirsi amato personalmente. E questa conoscenza ha alimentato la sua esistenza pur in mezzo alle contraddizioni e alle amarezze. La sua figura si impone per essere stato uno che ha visto in profondità, cioè ha osservato, si è interrogato ed ha contemplato il Verbo della vita. A noi tocca fare altrettanto.