Omelia in occasione del Te Deum

(Gal 4,4-5)
31-12-2019

«Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio , nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli». L’umanità nel corso della sua lunga storia ha conosciuto tre nemici: le carestie, le pestilenze e le guerre. Le carestie falcidiarono, ad esempio, l’Europa ancora fino al Seicento: quasi 2,8 milioni di francesi – il 15% della popolazione – perirono di inedia fra il 1692 e il 1694, mentre Luigi XIV, il Re Sole, si intratteneva con le sue amanti a Versailles. Oggi più di 2,1 miliardi di persone sono in sovrappeso, mentre sono ancora 850 milioni quelli che soffrono di malnutrizione. Quanto alle epidemie esse hanno continuato ad uccidere ancora nel XX secolo, ma l’AIDS è stato contenuto grazie ai progressi della medicina. Infine, le guerre continuano a pezzettini in varie parti del mondo (Siria, Congo, Afganistan,…), ma per via della dissuasione nucleare sembra impossibile un nuovo conflitto globale.

Ma le cose stanno veramente così? Possiamo ormai pensare di aver debellato carestie, pestilenze e guerre e dedicarci ad allungare la vita indefinitamente, a realizzare la felicità, a diventare gli dei del pianeta Terra?

La risposta si lascia intuire nel Messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace 2020 che è intitolato: ”La pace, come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione, e conversione ecologica”. E’ questa la risposta alla domanda di cui sopra. I risultati oggettivamente migliori sulle tre grandi sfide dell’umanità aprono alla speranza, ma si tratta di alimentare questo percorso positivo facendo riferimento a dialogo, riconciliazione ed ecologia.

Sono tre impegni concreti per il nuovo anno che non può essere atteso a braccia conserte, confidando negli astri, ma richiede una compartecipazione. Il dialogo è il contrario del pregiudizio che porta alla paura dell’altro e fatalmente allo scontro. Riconciliazione è il cammino che porta a riscoprire la comune fraternità in nome dell’essere figli dello stesso Padre. Se non si supera la logica dell’homo homini lupus non ce ne sarà per nessuno. E, da ultimo, la conversione ecologica, ««di fronte alle conseguenze della nostra ostilità verso gli altri, del mancato rispetto della casa comune e dello sfruttamento abusivo delle risorse naturali» (n.4). La pace può essere compromessa ancora e non si va verso uno sviluppo automatico, se non cresce in noi l’antidoto alla paura che è la speranza che per noi credenti è Gesù Cristo, principio e fine di tutte le cose. Il cui Spirito vogliamo invocare alla fine e al principio del nuovo anno perché guidi i nostri passi verso la pace, nonostante gli ostacoli e le prove inevitabili che ci attendono.