Omelia della V Domenica di Quaresima

(Is 43, 16-21; Sal 125; Fil 3, 8-14; Gv 8, 1-11)
07-04-2019

«Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche». Diventare ciechi di fronte al nuovo, salvo rinchiudersi nel passato, è tendenza assai diffusa ieri come oggi. Per questo Isaia spinge il popolo a guardare in avanti e a confrontarsi con il presente senza mettere la testa sotto terra. Anche Paolo dice aver lasciato «ciò che mi sta alle spalle» e di essere «proteso verso ciò che mi sta di fronte». È in questo contesto che va inserita la pagina evangelica dell’adultera che segna il passaggio da un giudizio di condanna ad un giudizio di salvezza.

Il momento più intenso del brano non è la scoperta dell’adulterio, né le grida inferocite degli uomini che strattonano la donna, ma il silenzio che Gesù oppone alla richiesta di scribi e farisei: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in fragrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Gesù crea una pausa, interrompe la follia della folla. Il testo poi aggiunge: «Si mise a scrivere col dito per terra». È come se il Maestro volesse guadagnare attimi preziosi per pensare a una risposta in cui sia davvero la voce di Dio ad esprimersi e non una clemenza ancora parziale seppure a parti invertite. La questione è: come salvare questa donna senza perdere quegli uomini? Ed ecco il colpo di genio: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Tali parole divenute proverbiali non sorvolano sulla sostanza del peccato, ma permettono a Gesù di mettere tutti di fronte alla propria responsabilità. E accade così che «se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani». Gesù non sorvola sul peccato che è grave quando si tradisce la propria donna o il proprio uomo. Al tempo stesso, mostra che siamo tutti peccatori, cioè tutti in molti modi tradiamo Dio e gli altri. Per cui, alla fine, non difende la donna contro di loro, ma salva anche loro attraverso di lei. In ciò consiste la forza della misericordia di Dio A pensarci le vicende umane non sono che storie di fratelli che si devono ritrovare. La sorpresa è che Dio non sta mai con l’uno o solo con l’altro.

«Neanch’io ti condanno. Va e d’ora in poi non peccare più». La tenerezza del Maestro è insieme chiarezza. Gesù nutre profonda avversione per il peccato ma non per i peccatori. Il suo perdono però non è mai lasciar correre, ma offerta di una nuova possibilità di vita. Gesù salva la donna e la rilancia verso il futuro. Altro che lasciarsi rinchiudere nel passato. «Non peccare più». Ecco un imperativo che è insieme denuncia e fiducia. Per i farisei che gliela avevano portata la donna era solo un’adultera. Per Gesù, invece, la donna che gli sta davanti è una possibilità di grazia ancora incapace di sbocciare.