Tra le innumerevoli applicazioni di ultima generazione, ne esiste una – chiamata Face App – che ti fa invecchiare o ringiovanire in un solo click. È come un Photoshop, una variante del fotoritocco, che è diventata un vero tormentone sul web. L’applicazione in questione, al di là della curiosità che suscita, è una prova del nostro difficile rapporto col tempo: ci immaginiamo come eravamo o come saremo. Quasi mai come siamo. Insomma, inseguiamo il passato o il futuro. Mai il presente.
A Natale, fortunatamente, Dio si fa oggi. Gesù, infatti, è l’oggi di Dio. Ma se l’eterno si fa tempo allora il tempo è anche eternità. E ogni attimo è destinato a diventare eterno. Non c’è più niente che sia banale o ripetitivo, ma ogni situazione diventa un’occasione. Ne è prova la rigorosa ricostruzione della nascita di Gesù a Betlemme: «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria». L’evangelista Luca elenca una serie di nomi e di circostanze per puntellare il fatto su una precisa ora della storia. Non esiste più un tempo perduto o un tempo che verrà, ma soltanto il tempo attuale che – come dice l’Apostolo Paolo: «…porta la salvezza a tutti gli uomini».
A Natale si riscopre così che l’unico tempo a nostra disposizione è il presente, senza fughe in avanti e senza nostalgie all’indietro. La vita è adesso! O per dirla con Gesù: «A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6, 34). Questa concentrazione sull’attimo presente – lontani sia dalla frenesia che dall’accidia – è un dono che fa vedere la vita ‘con occhi nuovi’. Il tempo, più che essere qualcosa ‘da ammazzare’ o da cui guardarsi perché come Kronos divora i suoi figli, diventa fertile, cioè genera vita. Di qui l’importanza di vivere il presente e di non limitarsi a rimpiangere il tempo che non c’è o quello che ancora non esiste. Così senza accorgersene impareremo a privilegiare il concreto rispetto all’astratto, l’agire rispetto al parlare, il vivere rispetto al lasciarsi vivere. L’uomo è chiamato costantemente a nascere, a ripartire, a trasformare la crisi, il buio della notte in una nuova chance. A partire dall’istante che ci è dato in dono ogni momento della vita. Come si intuisce da una preghiera in forma poetica: «Spesso, Signore, sei una fiamma così piccola: poco più di un fiammifero e scaldi solo le punte estreme delle dita. Ma è sempre fuoco tuo, dono tuo, tua inestinguibile promessa. Per ricordarci che c’è il fuoco un fiammifero basta».
Buon Natale!