Omelia alle esequie di Alba, sorella di mons. Lorenzo Chiarinelli

Beata Maria Vergine Regina (Is 9,1-6; Sal 112; Lc 1,26-38)
22-08-2020

«Entrando da lei, disse: Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». Il celebre testo di Luca lascia intravvedere una casa, fino a mettere a fuoco un particolare solo: una giovane ragazza di nome Maria. La prima istantanea di Maria è quella di una ragazza “a casa propria”. «Maria fa il suo ingresso nel Vangelo collocata da Luca dentro uno spazio proprio, quello di un luogo appartato in cui è necessario entrare» (E. Ronchi). Vien da pensare ad Alba allo stesso modo. C’è uno spazio che le appartiene e nella quale tutti l’abbiamo conosciuto ed è la casa dei Chiarinelli che da Pratoianni si sono poi trasferiti a Rieti, quindi a Sora, poi ad Aversa e a Viterbo. Alla fine Alba e don Lorenzo si sono ritrovati di nuovo a Rieti.

La casa, ovviamente, è molto più delle sue mura e delle sue forme. Dice almeno tre cose che Alba ha interpretato nel suo inconfondibile temperamento.

La casa è, anzitutto, ciò che ‘raccoglie’ e crea le condizioni per passare dall’edificio all’interiorità di chi vi abita. Essere ‘a casa propria’ significa sentirsi a proprio agio, raccolto, concentrato, in modo da fare unità tra quello che è dentro e quello che è fuori. “L’io esiste raccogliendosi”. In mons. Lorenzo questa unità interiore è stata resa possibile dalla casa che Alba ha sempre garantito.

La casa, poi, non solo raccoglie, ma ‘accoglie’. Fin dalla soglia di se stessa, si apre come accoglienza del volto, come intenzione di accoglienza. La casa è simbolo di ricettività e in questo senso è termine femminile perché dice della vita che viene accolta e rigenerata. Noi si vive perché una donna ci ha accolti e custoditi per anni. Perché – come Maria – ha accolto il bambino in sé e così è diventata regina nel senso che è stata subito al servizio della vita. Alba pure è stata donna e madre per aver accolto ogni giorno suo fratello insieme ai genitori restituendo al pastore la possibilità di ricrearsi e di ritrovare energia e calore.

La casa, infine, non solo raccoglie ed accoglie, ma pure ‘risplende’ nella sua semplicità del feriale che è poi la vita di tutti. E’ bello pensare che Dio ti sfiora non solo nelle liturgie solenni, nei grandi momenti pubblici della fede, nei giorni di ritiro, ma anche – e soprattutto – nella vita comune, nel quotidiano. La casa non è solo il luogo dove abitiamo, non è solo la dimora che ripara: è porta aperta sull’infinito, perché Dio ci parla prima di tutto là dove siamo noi stessi, in silenzio e in ascolto.

Allora comprendiamo perché il legame tra Alba e Lorenzo sia stato così tenace, quotidiano, pervasivo perché hanno condiviso la casa, cioè la vita, fino alla fine.